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Autore Discussione: Come si emigrava? Oltreoceano  (Letto 14651 volte)
Rommel


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« inserita:: 16 Dicembre 2007, 19:57:27 »

Sarebbe bello capire come si emigrava verso i paesi dell'europa centrale e verso l'america l'australia.
Esistono molti registri che riportano nomi di villarosani transitati da diversi punti di ingresso nel sud america o negli usa,
ma normalmente in paese veniva affisso un avviso, o in comune:
venivano creati dei bastimenti che partivano da napoli,genova o palermo.

In molti casi veniva fatta una visita medica prima di partire.
Questa addirittura obbligatoria per andare a fare i coloni in africa, libia
« Ultima modifica: 05 Gennaio 2008, 17:27:22 da Rommel » Registrato

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« Risposta #1 inserita:: 26 Dicembre 2007, 18:02:17 »

Penso che si partisse in nave dal porto di Palermo e le condizioni igieniche non erano delle migliori... 
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« Risposta #2 inserita:: 05 Gennaio 2008, 18:05:53 »

Molti villarosani sono emigrati dopo il 1800, in Sud America, Australia, USA,

In particolare indagando sui flussi verso gli stati uniti, ci siamo imbattuti in una serie di registri di alcune navi che da Messina, Palermo e Napoli andavano negli stati uniti,

Cosi scopriamo un po di storie davvero interessanti,

nel maggio 1911 una nave giungeva da NAPOLI, via Palermo, nel porto di New York, qui gli ufficiali dell'emigrazione facevano vere e proprie selezioni tra i sani e i non e schedavano ogni persona.

Su quella nave viaggiavano diversi Villarosani, usiamo la loro storia come esempio cosi come i registri la raccontano.

ci sono due omonimi villarosani ma non sono parenti sono nati i due città siciliane diverse ed emigrati a Villarosa prima del 1911, a 20 anni decidono di  andare negli USA

In entrambi i casi scopriamo che non vanno nello stesso paese, uno resta a NewYork
 l'altro andrà in pennsilvanya dove un cognato lo aspetta, entrambi sono "manovali", "braccianti", "operai",

hanno appena 23 dollari a testa,  chissa se ci saranno riusciti......

l'altra passeggera è una Villarosana, risulta sposata, ma il marito non lo abbiamo trovato nello stesso registro, lei non ha un mestiere forse casalinga, ma sopratutto ha superato i 30 anni, anche lei doveva andare in Pennsilvanya, forse a ricongiungersi con il marito?

chissà come è finita la loro storia?

ma quante se ne possono scoprire



« Ultima modifica: 05 Gennaio 2008, 18:10:25 da Rommel » Registrato

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« Risposta #3 inserita:: 06 Gennaio 2008, 13:59:51 »

Un cugino di mio padre voleva emigrare in america,a preso u ferrittotto a pagato tutti i suoi risparmi e poi si sono messi a navigare.Dopo una settimana di navigazione ecco lo sbarco di notte,li hanno fatto scendere e la vave a preso il largo.Tutte quelle persone credevano che erano in america,ma fattosi giorno vedevano delle persone che parlavano il siciliano,stupiti si sono introdotti nell'entro terra scoprendo che si trovavano a licata.Ecco come molte persone approfittano della povera gente e questo succedeva in sicilia 60 anni fà,derubati dei sogni di fare una nuova vita dagli stessi siciliani che approfittando della necessità di quei poveri disgraziati,il cugino di mio padre é morto in america ma non ha mai piu messo i suoi piedi in sicilia perché non ha mai perdonato a quelle persone.Mi ha detto un giorno lillo se sono qui in america sono straniero se vado in sicilia sono straniero non so piu quale sia la mia patria,questo é anche il sentimento di molti noi emigrati quale é la nostra patria?
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« Risposta #4 inserita:: 06 Gennaio 2008, 14:51:12 »

questa dello sbarco a licata è forte ma che anno è successo?
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« Risposta #5 inserita:: 06 Gennaio 2008, 16:51:34 »

questa dello sbarco a licata è forte ma che anno è successo?
lui il cugino di mio padre aveva 15 anni ed era il 1933 mi ha raccontato questa storia nel 2000 quando e venuto per la prima volta nel paese natale in provincia di Agrigento.I suoi genitori erano morti in america e lui ha riportato le salme nel suo paese.
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« Risposta #6 inserita:: 06 Gennaio 2008, 17:14:37 »

era di favara?
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« Risposta #7 inserita:: 06 Gennaio 2008, 18:48:42 »

era di favara?
No di Castrofilippo vicino favara e naro tutta la mia famiglia ancora abbita in quel paese io capisco i due dialetti quello di mio padre e quello villarosano di mi mamma.
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« Risposta #8 inserita:: 06 Gennaio 2008, 18:59:14 »

molti villarosani sono originari di FAVARA, detta " a FAVARA", emigrarono a villarosa tra la fine 800 e la prima guerra mondiale
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« Risposta #9 inserita:: 09 Gennaio 2008, 20:27:17 »

La storia riportata da Caluzzu è reale; di essa ne parla Leonardo Sciascia nella raccolta di novelle "Il mare color del vino". I nostri conterranei erano sfruttati al massimo da "negrieri" di casa nostra. Ci sono libri interi che raccontano i drammi dell'emigrazione, aggravati dalla disonesta di quanti approfittano del povero che disperato firma cambiali agli strozzini e poi per giunta è beffato.
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« Risposta #10 inserita:: 10 Gennaio 2008, 07:27:40 »

sciascia in un suo libro parla di Villarosa, ovviamente per altri temi legati in particolare al periodo pre-bellico, mi sembra,
se ne occupo panorama a fine anni 80
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« Risposta #11 inserita:: 21 Aprile 2008, 18:14:43 »

Come qualcuno avrà notato sono molto interessata ad un noto villarosano, il poeta Vincenzo De Simone.
Effettuando una ricerca su internet ho trovato una sua bibliografia in inglese nella quale si dice che da giovane espatriò negli Stati Uniti d'America dove risiedette per qualche tempo.
Ritengo che ciò avvenne dopo la laurea in medicina ma non ho trovato riscontri in lingua italiana.
C'è qualcuno che ne sa più?
grazie salute
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« Risposta #12 inserita:: 29 Giugno 2008, 02:29:35 »

molti villarosani sono originari di FAVARA, detta " a FAVARA", emigrarono a villarosa tra la fine 800 e la prima guerra mondiale


Confermo.  Buono!
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« Risposta #13 inserita:: 29 Giugno 2008, 08:37:26 »

se hai qualche aneddoto raccontalo
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« Risposta #14 inserita:: 07 Luglio 2008, 00:36:59 »

Sarebbe bello capire come si emigrava verso i paesi dell'europa centrale



Dovevo avere non più di 13 anni, intorno all'anno 1946 o 1947, quando la disoccupazione a causa delle miniere chiuse era al massimo e lessi un avviso al pubblico dove si invitavano i lavoratori siciliani ad emigrare in Belgio nelle miniere di carbone. Non ricordo di preciso come avveniva il reclutamento ma centinaia di giovani s'iscrissero e partirono, senza avere l'idea di dove si trovasse questa terra. Io ero sempre appassionato di geografia perchè durante la guerra stavo attaccato alle cartine geografiche per seguire le vicende belliche. Ricordo di un giovane di circa 8 anni in più di me, oggi se vivente ancora in Belgio che aveva le idee un po' confuse (e non era il solo). Data la confidenza che c'era, volli spararla grossa e gli dissi che la luna in Belgio era quadrata. Rimase poverino scioccato e si rivolse a mio padre per averne conferma.
Belgio, tradotto in villarosano, divenne Sbergiu, praticamente come il tipo di pesca a pelle liscia che oggio chiamiamo noce pesca. Gli stessi nostri lavoratori in Belgio erano chiamati "sbirgisi". La vita di questi primi pionieri era dura, "pirriatura" provetti con lo zolfo si trovarono in difficoltà perchè il tipo di scavo era diverso, si doveva lavorare persino a pancia  a terra per seguire lo strato di carbone. Per non parlare poi della silicosi che cominciava a minare i polmoni abituati a ben altra polvere, quella di "pirrera di surfaru" meno micidiale. Vivevano lassù in baracche, ma abbondava il carbone da riscaldamento. La paga era buona e cominciarono a conoscere un'alimentazione che in Sicilia potevano solo sognarsela. Numerose mogli rimaste in Sicilia riuscivano a stare benino utilizzando semplicemente gli assegni familiari corrisposti da quella Previdenza Sociale per la prole. Insomma il Belgio divenne subito una piccola America. I minatori scapoli tornavano in ferie al paesello e andavano in matrimonio in famiglie socialmente più avanzate o le più belle ragazze preferivano "u sbirgisi" che tornava in Sicilia con le valigie colme di cioccolata Côte d'Or e sigarette seconde solo alle americane... In questo periodo di gran bisogno molte ragazze sposarono giovani poco adeguati a loro fisicamente ed intellettualmente per amore del benessere: molti drammi si sono consumati per questa ragione. E' il caso di ripetere il detto villarosano "a la facci di lu bisugnu!"
Tante storie potrebbero essere raccontate in anonimato ed a ciò potrebbero collaborare, se non i primi che partirono, figli e nipoti
La Storia si ripete, allora i Belgi non volevano più lavorare in miniera e lasciavano quel lavoro ad italiani, spagnoli, polacchi e turchi; oggi gli italiani schifano certi lavori e li riservano agli stranieri. Cambiano i personaggi ma la trama è sempre quella.
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