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Autore Discussione: Il 1943 sotto le bombe  (Letto 54345 volte)
SOLE

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« Risposta #15 inserita:: 07 Novembre 2007, 16:26:42 »

 afro Salve a tutti, con molto piacere mi butto nella mischia di questo forum, spero che il piacere sarà anche vostro, sono VILLAROSANO abito a Villarosa e soffro per questo momento negativo che sta attraversando il nostro paese, detto questo vorrei rendervi noto il racconto di testimoni oculari di quel giorno; il bombardamento aveva come obbiettivo il molino-pastificio dei fratelli Curione sito in via Buonarroti, i bombardieri alleati, però, fallirono clamorosamente il bersaglio sganciando sull'attuale via Cossa, il muro di sostegno dell'ex convento, ancora visibile la riparazione, e radento a suolo una casa in via Goldoni, unica vittima un mulo che sostava nella suddetta casa. Le grotte dove si riparavano i villarosdani durante il passaggio dei bombardieri, sono quelle delle "Stanzie" a sud del paese e le famose "sette grotte" ad est.
 Muto Forza Juve!

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non vorrei che in punto di morte mi accorgessi di non aver vissuto....
non so chi la detto ma mi piace  Sti caxxi

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« Risposta #16 inserita:: 07 Novembre 2007, 18:02:55 »

afro Salve a tutti, con molto piacere mi butto nella mischia di questo forum, spero che il piacere sarà anche vostro, sono VILLAROSANO abito a Villarosa e soffro per questo momento negativo che sta attraversando il nostro paese, detto questo vorrei rendervi noto il racconto di testimoni oculari di quel giorno; il bombardamento aveva come obbiettivo il molino-pastificio dei fratelli Curione sito in via Buonarroti, i bombardieri alleati, però, fallirono clamorosamente il bersaglio sganciando sull'attuale via Cossa, il muro di sostegno dell'ex convento, ancora visibile la riparazione, e radento a suolo una casa in via Goldoni, unica vittima un mulo che sostava nella suddetta casa. Le grotte dove si riparavano i villarosdani durante il passaggio dei bombardieri, sono quelle delle "Stanzie" a sud del paese e le famose "sette grotte" ad est.
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scusa ma hai dato una notizia nuova, io sapevo che volevano colpire il convento, dove erano appostati i tedeschi, come mai avrebbero puntato al molino di curione, e poi durante quei bombardamenti caddero 3 bombe una l'hai segnalata tu
le altre due davanti la fioraia nicoletti due morti, ci sono ancora i segni, sul palazzo prego i ns fotografi di immaortalare il tutto.
una in via ruggero settimo 1 morto, ma quel giorno a villarosa caddero molte più persone.

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« Risposta #17 inserita:: 08 Novembre 2007, 15:42:33 »

 :afro:La cronaca di quel bombardamento mi e stata raccontata da una persona che assistette a quell'evento, il perchè l'obiettivo era il molino-pastificio e semplice il nostro era uno dei piu grossi esistenti in sicilia naturale l'interesse degli alleati a distruggere una grossa fonte di produzione di farina e pasta. La notizia comunque mi è stata confermata da altri nostri concittadini, questo non vuol dire, comunque, che ci possano essere stati altri bombardamenti che hanno interessato altre zone : Muto Forza Juve!
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« Risposta #18 inserita:: 09 Novembre 2007, 21:37:55 »

la tua ipotesi, mi sembra buona, ma in un libro scritto su quei giorni, riguardo proprio il grano si parlava di un completo razionamento del prodotto.

quel racconto l'ho sentito anch'io, ma di fatto la bomba cadde in corso garibaldi proprio di fronte il barbiere

per cui altri potevano essere gli obiettivi.

Devi anche dire che era una delle prime case del paese e una delle più grandi e da alta quota poteva essere scambiato per un convento,
ribadisco, le missioni degli aerei americani erano chiare, mitragliare e distruggere posizioni antiaeree, certo è che non avrebbero lanciato una bomba sul molino se non avessero pensato che li si trovava qualche tedesco, inoltre l'ipotesi che posso pensare e che si volesse colpire la casa del podestà o la caserma dei carabinieri per esempio
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« Risposta #19 inserita:: 09 Novembre 2007, 21:45:17 »

a comprova di quanto detto ecco i rapporti missione di quei giorni dell US AIR FORCE
07/11/43 (Ninth Air Force):
   B-24's hit airfields at Vibo Valentia, Sicily and Reggio di Calabria, Italy.
In Sicily, B-25's hit airfields at Trapani, Milo and Bo Rizzo, and areas
between Sciacca and Enna. P-40's escort bombers and provide beach cover as
invasion forces push inland in Sicily
07/12/43
ECCO IL PASSAGGIO CHIAVEand B-25's and P-38's hit Sciacca
Airfield and the town of Caltanissetta. Throughout the day NASAF fighters
attack truck convoys on Sicilian highways, and hit gun positions and targets of
opportunity.

TRADUCO VELOCEMENTE, b25 e p38 colpiscono l'aeroporto di sciacca e la citta di caltanissetta, mentre caccia attaccavano convogli di camion sulle strade e colpivano posizioni di cannoni e obiettivi che si presentavano come opportunità.

e ancora il 07/13/43
 aircraft hit ammo dumps, trains, rail junctions,
bridges, vehicle convoys, and other targets of opportunity in the Sicilian
countryside, and bomb several town areas including enna area

colpiti depositi munizioni nodi ferroviari, convogli e obiettivi che si trovavano


« Ultima modifica: 09 Novembre 2007, 22:04:59 da Rommel » Registrato

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« Risposta #20 inserita:: 10 Novembre 2007, 11:21:43 »

 Sti caxxi Sediata Sediata
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..Ma ndo vai se la banana non c'è l'hai..vieni con me te la farò veder..bella hawaiana attaccate a sta banana...

Alberto Sordi
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« Risposta #21 inserita:: 11 Novembre 2007, 20:25:50 »

durante la liberazione della sicilia morirono diversi civili villarosani,

alcune testimonianze, fratello maggiore della vittima, racconta di un bimbo colpito da una bomba a frammentazione SHARPNEL, che esplodeva prima di toccare terra a i circa un metro di altezza sparando ad ombrello schegge
il bimbo
era neonato nemmeno un anno e venne colpito in braccio alla madre, davanti l'uscio di casa, il racconto ve lo risparmio....

fu un p40 a lanciarla
« Ultima modifica: 02 Giugno 2009, 15:45:18 da Rommel » Registrato

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« Risposta #22 inserita:: 11 Novembre 2007, 20:49:16 »

Speriamo sempre che venga la pace nel mondo.
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« Risposta #23 inserita:: 17 Novembre 2007, 23:14:57 »

METÀ LUGLIO 1943: ALLA RICERCA D’UN POSTO PIÙ SICURO
L’avevamo scampata bella il 12 luglio che si chiudeva con la battuta di mio fratello che compiva quel giorno  sei anni.
Dopo quel terribile giorno l’aria di scampagnata sparì anche in noi piccini: avevamo tutti chiara la cognizione che eravamo in piena guerra; pare che non ci fossero state vittime, almeno fra i civili quel giorno, solo il cavaliere Salvatore Curione era stato colpito ad una gamba da un grosso sasso spinto dall’esplosione di una bomba nel vallone Mastro Silvestre, sotto il ponte Caramanna, oggi scomparso.
Sembrava una cosa da poco, ma la ferita fece cancrena e, dal momento che ancora in Italia non c’era la penicillina, la morte lo colse inesorabilmente.
Il cavaliere era creatore e titolare del locale mulino e pastificio, rinomato in tutta la Sicilia, che dava da vivere svariate decine di famiglie nel nostro paese: alla villa Lucrezia è esposta una foto di gruppo dei fratelli Curione e di tutte le maestranze dipendenti. La dipartita del cavaliere di lì a pochi anni segnò la fine di quell’industria. [Qualcuno nel dibattito ha sostenuto, per averlo sentito dire, che l’obiettivo era proprio il pastificio; è probabile perché il ponte Caramanna e il vallone sono a meno di 100 metri e allora le bombe non erano  ancora “intelligenti”…(bella consolazione, oggi!)]
Torniamo ai miei ricordi. Sembrava fatto apposta che nei momenti difficili non si trovavano con noi gli uomini di casa, che del resto non potevano del tutto trascurare il lavoro.
Il cannoneggiamento una mattina si fece più intenso del solito e i proiettili fischiavano così forte quasi passassero sopra le nostre teste. Le mamme presero la decisione di andar via da quel luogo maledetto,  vicino allo stradale. Partimmo per la trazzera che porta a Vignegrandi dove avevamo un piccolo terreno con soli sei ulivi e senza alcun riparo. I genitori, seguendo una certa logica, capirono dove potevamo essere andati e ci raggiunsero. Di lì salimmo in cima alla collinetta nel podere di mastru Clementi Di Salvo, dove erano alloggiati alla meglio la famiglia Bongiorno, allora arrivata in quanto a figli a quota nove.
Ricordo che di lì si godeva d’un bel panorama: la torre di Federico, che allora era ben visibile da ogni parte perché gli attuali palazzi del Monte non c’erano, pareva che si toccasse con mano. Fu mentre io guardavo verso Enna, dove ero stato da piccolissimo una sola volta e non ricordavo nulla e ora fantasticavo su quel luogo a me sconosciuto, che vidi alzarsi dall’acrocoro un’enorme colonna di fumo nero, che non lasciava sperare nulla di buono; sapemmo poi che erano morte numerosi civili a seguito di quello scoppio.
Non avevamo calcolato che più in alto si andava e più vicini si era alla traiettoria dei proiettili di cannone, tant’è che cambiammo di notte rifugio e ci sistemammo in una piccola grotta umida ed infestata da grossi e viscidi padroni di casa. M’ero sistemato accanto a mia nonna, quando sentii dietro la mia nuca qualcosa di freddo e bagnato che si muoveva lentamente; immobile e quasi paralizzato tremavo di paura ma non potevo permettermi nemmeno di pipitari.
La mattina seguente i grandi decisero che con i lattanti e con mio cugino Guido di tre anni e mezzo con la tosse convulsiva non si poteva stare più di tanto in quell’umidità; mia nonna aggiunse che durante la lunga serata, fattasi coraggio, aveva preso a mani nude un buffuni, un grosso rospo, di enorme grandezza e l’aveva scaraventato fuori, in tutto silenzio per non creare panico.
Non ci allontanammo molto di lì, dal fondo del vallone salimmo per la collina di Manca Ginestra e ci sistemammo in un piccolo anfratto nell’arenaria, quale rifugio di fortuna per  due o tre persone, che però era esposto a sulicchiata.
Il mattino seguente mio padre pregò tre provetti picconieri di miniera che in mezza giornata d’intenso lavoro ci approntarono un grotta che, finalmente, ci avrebbe fatto riposare più comodamente
Ma non fu così.
Lo scopriremo nella prossima cronaca di quei giorni rimasti indelebili nella mia memoria di ragazzino di soli nove anni.
« Ultima modifica: 04 Dicembre 2007, 19:03:12 da osvaldo » Registrato

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« Risposta #24 inserita:: 17 Novembre 2007, 23:33:41 »

Osvaldo, bellissimo racconto ed emozioni forti come sempre, ma vorrei approfondire:
penso che il 12 luglio, come vedi dai report missione, l'obiettivo dei caccia americani fossero le vie di fuga dei tedeschi ponti e strade e depositi, munizioni,
forse miravano alla casa del podestà, o alla caserma dei carabinieri, non penso ad un mulino, salvo che qualche informaizone errata riportava che li ci fossero munizioni, al contrario potevano sparare, ad una postazione che era al convento, artiglieria si diceva,

e poi ricordi la bomba che cadde in corso garibaldi... proprio dove c'era la fioraia?
forse non era il 12 luglio...
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« Risposta #25 inserita:: 17 Novembre 2007, 23:40:23 »

I bollettini di guerra da che mondio è mondo non hanno mai ammesso le loro carognate: tutti indistintamente à la guerre comme à la guerre.
Gli americani nei loro bollettini non dicevano che avevano sgangiato bombe su abitazioni civili e che il terrorismo sugli innocenti faceva parte del gioco: fiaccare il morale di tutti. Del resto quando gli anglo-americani arrivarono nessuno rimproverò loro la vigliaccata dei bombardamenti sugli inermi.
Per prima nella storia, stando solamente all'argomento bombardamenti, furono i tedeschi nella guerra di Spagna che sganciarono le bombe sulla popolazione di Guernica.
Aggiungo un mio ricordo, sempre sulla veridicità dei bollettini di guerra.
Nel 1943 non avevamo in casa la radio, forse c'era in una decina di famiglie; io pur bambino seguivo sulla carta geografica le avanzate gloriose delle forze dell'Asse e ogni giorno alle 13 andavo alla società Umberto I a sentire il giornale radio. Andavo a riferire a mio padre: - Abbiamo affondato tre navi; abbattuti cinque aerei, fatti 300 prigionieri, ecc...
Miio padre alle mie parole diveniva triste e mi stupiva alquanto la sua reazione di freddezza dinnanzi a tale situazione favorevole; poi mi domandava:
 - E i nostri?
Io rispondevo contento e fiero: - Tutti rientrati alla base!
« Ultima modifica: 20 Novembre 2007, 18:31:10 da osvaldo » Registrato

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« Risposta #26 inserita:: 18 Novembre 2007, 00:10:17 »

Caro Rommel, sì, è anche vero che gli obiettivi principali potevano essere quelli da te indicati, ma nelle strategia della guerra era compreso il bombardamento ad abitazioni civili e industrie non prettamente di carattere militare con lo scopo di fiaccare lo spirito di resistenza dei cittadini, anche affamandoli. Certe volte colpivano persino le ambulanze: nel 1944 a Castel S.Giovanni di Piacenza, mio zio Peppino, fratello di papà, morì con tutti gli altri occupanti dell'ambulanza, mitragliati da aerei americani: lui infermiere, un medico e persino alcuni feriti che portavano in ospedale.
La casa dell'ex podestà Manlio Candrilli sorgeva a 500 metri dell'abitato, a Vignuzza e pare che lì, anche se per poco, ci sia stato un comando tedesco.
Sempre a Vignuzza, ai tempi del prefetto Mori, c'era il nucleo dei Carabinieri che "interrogavano" i sospetti malandrini e mafiosi. Io non ero nato ancora, ma da piccolo sentivo parlare insistentemente di torture violente ed altre sottili che facevano "cantare" un po' tutti. Quella è un'altra storia.
La bomba di cui ci sono vistosi segni nella casa della fioraia cadde 13 giorni dopo, il 25 luglio. Quelle bombe erano tedesche. Spero di parlare di quelle a proposito del bombardamente del 25  luglio.
« Ultima modifica: 19 Novembre 2007, 23:43:23 da osvaldo » Registrato

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« Risposta #27 inserita:: 18 Novembre 2007, 11:02:22 »

Chiedo scusa per questo inserimento inopportuno e fuori tema; ho scritto di getto l'esperienza Metà luglio 1943 ... e mi è scappato un seppimo al posto di sapemmo. Questo strafalcione non posso permettermelo; spero che mi perdoniati gli altri , spero, "veniali". Grazie.


Osvaldo, grazie ancora per il tuo costante  contributo. Non ti preoccupare per l'errore, personalmente mi accorgo di produrne ogni giorno a quintali.

Piccola nota: quando ti accorgi di un errore o di un refuso sui tuoi messaggi, puoi cliccare sul tasto modifica e correggere.

 Buono!
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« Risposta #28 inserita:: 18 Novembre 2007, 13:09:39 »

Osvaldo si era chiaro, nel report che ho indicato alcuni piloti americani facendo il "verbale" delle missioni sul nostro territorio, scriveranno "colpiti obiettivi militari o presunti tale".
Ho guardato una vecchia mappa di villarosa, siccome non ricordo dove era "a vignuzza" sapresti dirmi se si trovava verso enna o caltanissetta?
Te lo chiedo perchè rileggendo i rapporti italiani di quei giorni si parla di una "posizione su villarosa", ma vorrei, prima di dare un informazione errata avere conferma del luogo.

Inoltre correggimi se sbaglio il molino curione con la sua "mole", poteva erroneamente scambiarsi per un convento....
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« Risposta #29 inserita:: 18 Novembre 2007, 18:41:22 »


Testo modificato alla luce di un'osservazione diretta alla scritta Villa Carla che ancora si legge.A Vignuzza si trova andando verso Enna, a 400 m. dopo Villa Lucrezia, sulla destra a salire esiste ancora un cancello con la scritta Villa Carla, che introduce ad una grossa abitazione, proprio a Vignuzza, non visibile dalla strada. Mi par d'aver sentito dire che l'abbia acquistata il signor N F(modificata iniziali), dell'omonimo ex forno, ma non ne sono certo. La signora Candrilli si chiamava, mi pare, Carla G.i, il figlio Giancarlo. Di lui, morto da pochi anni, se vuoi te ne potrò parlare in privato, per via della delicatezza di un episodio raccontatomi da persona di assoluta fiducia, ma non più vivente.
Il pastificio, un unico isolato rettangolare grandissimo, è parallelo a salire al corso Garibaldi, delimitato dell'ultimo tratto delle vie Deodato e Buonarroti, fino a via Solferino. Per la precisione al pastificio mancava la piccola parte del rettangolo prospiciente via Capponi, che il proprietario dei tempi della costruzione non volle vendere nemmeno dinnanzi ad un'offerta del Curione che doveva essere allettante.
Difficilmente poteva essere scambiato per il convento che era costituito da più edifici: la chiesa, le abitazioni, il cortile, il campo adiacente con le stoppie, ecc...
Che i cannoni fossero piazzati davanti al cancello del cimitero sotto la stradella è una cosa certa: ricordo con assoluta precisione che per alcuni anni ancora ad ogni 2 novembre vedevo ben sistemati a fianco dei tronchi degli ulivi cataste di centinaia di proiettili non sparati in attesa di artificieri che ne liberassero il terreno dal pericolo. Questa circostanza dimostra che i soldati dell'Asse si sono ritirati da Villarosa in fretta, altrimenti li avrebbero portati con sè.
« Ultima modifica: 02 Giugno 2009, 15:53:00 da Rommel » Registrato

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