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Autore Discussione: Il giorno dopo  (Letto 2891 volte)
caluzzu


Gruppo: Bannati
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Posizione: Curva de' Miluna
Stato: Scollegato Scollegato

Messaggi: 928

DIO mi ama,alcuni esseri umani no.


« inserita:: 20 Aprile 2008, 08:44:15 »



Le urne si sono chiuse, lo spoglio è stato completato, e finalmente la legge elettorale ha funzionato, offrendo un quadro abbastanza chiaro del futuro che ci aspetta: una maggioranza netta da poter governare, ma non esagerata da non tenere in considerazione le obiezioni degli altri.
Come in una democrazia normale, ci saranno cinque o sei partiti, non una ventina, e questo è un altro riscontro positivo del voto dei giorni scorsi.

I due dati rilevanti di questa tornata sono il raddoppio della Lega e l'estinzione della sinistra parlamentare: il primo fenomeno è probabilmente un sintomo di insofferenza alla casta e una reazione alle ultime vicende napoletane, su cui Bossi ha sapientemente puntato l'attenzione.
La sinistra, per parte sua, ha pagato una divisione ridicola in tre schieramenti e una consapevolezza: quella che hanno raggiunto gli elettori, ormai maturi per capire che non si può governare solo con i "no" (ai termovalorizzatori, alle centrali nucleari, all'alta velocità).

L'opposizione parlamentare è ora affidata a un partito nuovo, moderno, con un leader intelligente, che dovrà venire a capo delle mille anime del suo schieramento. Un leader che ha saputo dimostrarsi giovane ed europeo, riconoscendo la sconfitta. Di un'opposizione così c'è bisogno, in Italia.

Sull'altro fronte chi ha vinto potrà, invece, governare. Senza scuse, almeno sulla carta. Senza alleati riottosi a mettersi di traverso, senza maggioranze in bilico e senza singoli senatori capaci di far passare notti insonni al governo.

Potrà governare con un programma e, soprattutto, con impegni concreti, visibili, che tenteremo di non fargli dimenticare: la promessa di aumenti, il taglio di tasse odiose (il bollo auto) e degli sprechi, e così via.
In teoria può funzionare.
In prospettiva, anche la ventata federalista potrebbe giovare, facendo ritrovare la fiducia nei confronti del territorio, restituendo credito a una politica lontana, penalizzata pesantemente dagli ultimi scandali, dai privilegi e dagli sprechi sempre più insopportabili. E la presenza finiana dovrebbe riuscire a equilibrare le iperboli nordiche.

Tutto questo, ovviamente, è solo un'analisi del giorno dopo il voto. Da qualunque parte la si guardi non sarà facile, vista la situazione generale.

Per quanto riguarda le questioni legate alla fede, è ragionevole sperare che il prossimo governo, di stampo conservatore, nutra rispetto per i valori fondanti della tradizione cristiana, con tutto quel che ne consegue in termini di difesa della vita umana e di valorizzazione della famiglia.

L'agenda del governo entrante non potrà, inoltre, non tener conto delle questioni relative al complesso quadro multietnico e multiculturale con cui ormai ci confrontiamo da anni: la speranza è che la questione venga affrontata in maniera equilibrata, senza barricarsi dietro a qualche slogan, e soprattutto senza lasciare che i più esagitati trascendano in atti dimostrativi. Allo stesso tempo è essenziale che la certezza del diritto, e con essa della pena, ritrovi cittadinanza. Non servono nuove leggi, serve la capacità di applicarle senza eccessi ma anche senza ipocrisie buoniste.

L'agenda religiosa del governo non potrà non toccare l'approvazione della nuova legge sulle minoranze confessionali, legge che da troppo tempo aspetta una sua forma definitiva. Dovrà confrontarsi con le realtà, anche quelle evangeliche, e definire il modo più moderno ed efficace di applicare oggi il "libera chiesa in libero stato", garantendo a tutte le comunità religiose pacifiche e rispettose i diritti che spettano loro in una società democratica e civile, superando una legge che ormai, più che antiquata, è anacronistica.

Come cristiani evangelici, nella legislatura entrante, ci troviamo con una rappresentanza parlamentare decimata. In realtà non sappiamo se sia un male, vista la luce che alcune sciagurate dichiarazioni hanno gettato in questi anni sul movimento evangelico.

Dal nuovo governo ci aspettiamo rispetto, ma anche comprensione: la consapevolezza di un contesto evangelico diverso da quello che i media comunemente presentano e che le autorità fino a oggi hanno dato per scontato. Certo, la nostra presenza testardamente frammentata non aiuta, ma siamo una realtà che non si può più ignorare quando si parla di movimenti cristiani nel nostro Paese.

In cambio non possiamo dare molto. Al nuovo Presidente del Consiglio possiamo solo assicurare - come abbiamo segnalato al suo predecessore due anni fa - la certezza che i cristiani evangelici (ma, speriamo, non solo loro) pregheranno per lui, come per tutte le autorità in carica, affinché Dio gli conceda la luce, l'onestà, la sensibilità, la responsabilità necessarie per governare al meglio l'Italia.

Ogni autorità è designata dall'Altissimo, afferma la Bibbia: al di là delle facili battute si tratta di un privilegio, ma è anche una bella responsabilità. Davanti agli uomini, ma anche davanti a Dio.

pj@evangelici.net
 
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