I drammi dell'emigrazione

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osvaldo:
                                                               “STANNO TUTTI BENE”

Donna Turidda Zuffante, nostra dirimpettaia, l’ho conosciuta sempre da vecchia: asciutta, severa in viso  e intenta a sfaccendare di continuo; faceva maggiormente piacere vederla con la zappa in mano nell’atto di curare personalmente il giardino annesso alla sua casa. 
Mia nonna, più giovane di lei, la osservava compiaciuta e spesso  pronosticava che l’arzilla vicina avrebbe raggiunto e superato senz’altro la bella età dei cent’anni.
Donna Turidda sopravvisse alla nonna e in effetti arrivò a 105 anni.
Quando le festeggiarono il secolo di vita, al giornalista che la intervistò disse d’essere in definitiva soddisfatta della sua lunga esistenza, solo lamentava, tanto per citare un piccolo ed anche trascurabile disappunto, che l’Amministrazione ferroviaria non le inviava più, già d’alcuni anni, i biglietti gratuiti che le spettavano di diritto quale vedova di ex ferroviere.
Aveva ben ragione la centenaria di non dolersi delle vicende del suo mondo familiare perché da qualche decennio le veniva risparmiata la condivisione degli  inevitabili dispiaceri e dei drammi che possono accadere in genere in tutte le famiglie.
Ho intitolato questa pagina saccheggiando il titolo d’un film sul dramma dell’emigrazione, interpretato dall’ultimo Marcello Mastroianni.
L’unica figlia femmina di donna Turidda, Giuseppina, col marito Santo Russo e tutti i loro figli, negli anni cinquanta emigrò in Australia.
Quel distacco, come ogni altro che conducesse a terre molto lontane, fu assai duro per la vecchietta e la provò tanto perchè ella sentiva che si stava dividendo per sempre, mmivinzia, con tutte quelle persone care.
La corrispondenza epistolare per madre e figlia rimaneva l’unico conforto e tormento ad un tempo; ma quella era la dura legge dell’emigrazione, perché unni cc’è u bunu stari cc’è u bunu campari.
Ogni madre preferirebbe morire al posto della propria creatura, purtroppo quando l’inesorabile Parca incombe su di questa, la crudele non accetta baratto alcuno.
La signora Giuseppina lasciò questa vita troppo presto, lasciando prostrati dal dolore i familiari; con un problema in più: come comunicare il ferale evento alla nonna prossima ai cento anni?
A seguito del ritardo di notizie arrivò da Villarosa una lettera disperata dalla vecchietta che chiedeva notizie precise e implorava la figlia a non nasconderle nulla.
L’imbarazzo era immenso; bisognava trovare una soluzione, a costo di ricorrere ad una pietosa invenzione.
La vecchietta ricevette dopo qualche giorno una lettera, che cominciava:
“Cara mamma, mi deve scusare del ritardo involontario di notizie, perché abbiamo passato un brutto momento, ma quando le cose si contano  è sempre, ringraziando Dio, una fortuna.
Vossia avrà capito che la calligrafia non è la mia, è quella di Imperia che, figlia mia, si assumerà d’ora in  poi  quest’ impegno.
M’è successo un brutto incidente con la macchina, Totò non s’è fatto niente e solamente io ho perduto il braccio destro, rimasto schiacciato sotto la vettura. Nella disgrazia però mi sento fortunata perché poteva andare peggio, così accetto con rassegnazione la volontà del Signore…”

Rommel:
una storia pirandelliana da farci una novella

cigliazza:
Bella storia veramente, racconti d'altri tempi.Se ne possono citare di tutti i generi...Un mio trisavolo andò in America a cercar fortuna, tornò in paese e , dopo aver messo su famiglia, tornò nel nuovo continente per non far più ritorno a casa. Dopo mesi la mia trisnonna seppe che aveva un'altra moglie ed un'altra famiglia laggiù...Sono riuscita a trovare qualcosa su di lui grazie ad un sito che ho trovato qui su villarosani.it.

Zio d'America:
Una gran bella storia, da novella come dice Rommel.

Grazie ancora ad Osvaldo per il contributo fornito.

proserpina:
sono pienamente d'accordo con tutti voi.Questa storia ci mette davanti a delle realtà difficili da immaginare per noi che riusciamo a comunicare con estrema semplicità,seppur a grandi distanze!
Era davvero troppo difiicile abbandonare le proprie famiglie e non sapere quando sarebbe stato possibile rivederle.
complimenti ancora per la storia! :consola:

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