Forum - Villarosani.it

Arte, cultura e spettacolo => Biblioteca => Discussione aperta da: lia - 31 Gennaio 2007, 07:49:16



Titolo: Fiabe italiane e fiabe estere
Inserito da: lia - 31 Gennaio 2007, 07:49:16
     CIAO ai lettori di fiabe !

Poiché ho visto in questo settore di 'libri e fiabe' più di 1 intervento su 'fiabe', pare che ci sia qualcuno (Nephilem soltanto....?) interessato alle fiabe.               Non ho da recensire fiabe, bensì da aggiungere un intervento da 'madre' che di fiabe ne ha lette tantissime a suo figlio (ed io stessa da piccola).             A mio figlio ho letto tantissime fiabe della raccolta 'Fiabe' di Jacob e Wilhelm Grimm  (3 volumi in cofanetto) della OSCAR Mondadori  (mica tutte, nè : ho selezionato quelle che NON  erano del genere :"se ti comporti male, ti succederanno dei guai.   Bisogna selezionarli un po').

Dopo la lettUra insieme di queste fiabe sono passata alla lettura (molto poco conosciuta! Per questo la segnalo qui.) delle 'FIABE ITALIANE' di Italo Calvino , sempre di Oscar Mondadori        (allora consistente in 2 volumi.    Purtroppo non so darvi altri dati, perché pare che mio marito proprio questa raccolta di fiabe l'abbia sistemato in cantina e... quindi ... è diventato introvabile.)
Era una bella raccolta, di cui mi ricordo ora vagamente qualche racconto di 'Prezzemolina' e TUTTO UN CAPITOLO dedicato alle storie (siciliane) di Giufà !!  (.... Giufà pare sia di origine araba (= Giuha)                 Visto che mio marito è siciliano, mi è parso bello raccontarle anche a mio figlio e francamente sono piaciute sia a lui che a me.        Non so se questa edizione sia ancora in commercio.        Su Internet ho trovato solo una edizione del 2006 delle 'Fiabe italiane' di Italo Calvino, ma in 1 unico volume e non si indica l'esatto contenuto.       
 Sarebbe interessante anche per persone italiane, non solo siciliane.                 Spesso il mondo delle fiabe, raccontato ai bambini, sovrabbonda di fiabe nordiche (dei fratelli Grimm, di Perrault, di Andersen), ma NON VALORIZZA abbastanza quanto vi è di BUONO nella CULTURA ITALIANA !      :italia:    :italia:

Dopo tutto questo, ho voluto raccontare a mio figlio qualche fiaba di Andersen, ma quelle di Hans Christian Andersen, di cui Nephilem racconta quella del 'vestito nuovo dell'imperatore' a mio figlio NON sono piaciute. Forse non era più nell'età da fiabe o forse avevo già sentito quelle che che a lui erano piaciute di più, non lo so...          Ricordo che quelle di Andersen a me stessa erano piaciute di più quando io stessa ero un po' più grandicella (dai 10 ai 12 anni), cioè completamente autonoma nelle mie letture.      Francamente le fiabe di Andersen si trovano forse a metà strada : non tanto adatte ai piccolissimi, ma (o in parte) più ai grandicelli.            Andersen ha sopratutto la caratteristica nelle sue fiabe, di considerare il mondo da un'altro punto di vista del solito, cioè un modo caratteristico per aprire la mente di un bambino/a -ragazzo/a ad incominciare a relativizzare il mondo.                   [Le fiabe più note di Andersen sono le seguenti:     
- i vestiti nuovi dell'imperatore  /  - la principessa sul pisello / - la sirenette / - il soldatino di stagno / - Il guardiano dei parola censurata / - l'usignolo / - il brutto anatroccolo / - la fiammiferaia  / - l'ultimo sogno delle vecchia quercia (A. Branduardi la canta) /- Quel che fa il babbo è sempre giusto.
Ecco tutto quello che avevo da dirvi.
Evviva la CULTURA ITALIANA, pure nel mondo delle fiabe.
 
[Mio marito si ricorda della sùa infanzia che a Villarosa si raccontavano ancora le storielle a voce, anche nelle strade, davanti alla porta di casa.    Si ricorda vagamente un titolo, ma non sa se era proprio quello: U sulazzu de li picciriddri' ?? ]       


Titolo: Re: Fiabe italiane
Inserito da: asia - 01 Febbraio 2007, 14:58:53
benvenuta lia!! sono felice che hai scritto anche tu qualcosa...soprattutto per quanto riguarda le fiabe che come avrai notato Non sono molte cmq fa sempre piacere ogni tanto leggerle,almeno a me. spero che in seguito ci racconterai anche a noi una fiaba!!!grazie  :kiss:


Titolo: Re: Fiabe italiane
Inserito da: nephilem - 01 Febbraio 2007, 17:56:40
bhè io di fiabe non ne conosco tante, da piccolo non me ne raccontavano... spesso!  sapete provengo da una famiglia dove il papà avvocato, quindi sempre impegnato e mia madre essendo solo casalinga stava dietro a mio padre... quindi le uniche fiabe che ho sentito le ho ascoltate dalla narrazione di persone estranee dal mio nucleo familiare. Poi adesso che sono cresciuto, il destino ha voluto che io non avessi figli quindi non ho il piacere di raccontarle, tranne qualche sporadica storiella raccontata alla sera quando cerco di far addormentare una cucciolotta per tel. che di dormire non ne vuole sapere  :D ed  esaurito il mio repertorio me le devo pure inventare sul momento.

Cmq lia, anche se io sono stato uno dei rari utenti che ha scritto una fiaba in questa sezione, come avrai notato mi sono dedicato più sui romanzi, hai campo libero, dai sfogo a tutto il tuo repertorio, ma questo invito te lo ha già rivolto il moderatore.


Titolo: Re: Fiabe italiane
Inserito da: lia - 02 Febbraio 2007, 10:06:16
A Nephilem ed altri (era Asia) frequentatori di questa sezione :

Sì, Nephilem, ho notato che hai fatto tanti altri interventi su libri vari, ma cmq io non sono tanto la tipa che ama recensire i libri che legge!
           
Alle volte è proprio impossibile, perché saggi su argomenti quasi non riesumibili, stile sull'educazione, sulla psicoanalisi e l'educazione oppure, per es, , sulla vita in Cina  ...  , altre volte perchè sarei già troppo indaffarata fra vita ora più casalinga ed altre occupazioni mie.
Cmq sentirete ancora da parte mia.           Ve lo prometto!
Per stamani oramai dovrò lasciare il computer ad altre persone in casa e poi ho le mie occupazione altrove.
Forse domattina vi racconterò una favola di Andersen o altri...?
Vi potrei raccontare tante cose...   anche b... alle, non vi piacerebbe?!         Salutoni, Lia      :p  :p


Titolo: Re: Fiabe italiane
Inserito da: nephilem - 02 Febbraio 2007, 12:17:13
Cmq cara lia qualsiasi cosa vorrai raccontare, mi troverai seduto sul tappeto vicino al caminetto, con le gambe incrociate pronto per ascoltarti...  :good: bhè non solo io, ma sicuramente in molti si fermeranno per ascoltarti  :shy: tu inizia, al resto... a tutto cè tempo!  :cool:


Titolo: Re: Fiabe italiane
Inserito da: lia - 02 Febbraio 2007, 20:12:46
WAUUWW !!     Nephilem! 

Ti troverei (ho un attimino il computer libero, ora. Non capita quasi mai a quest'ora del giorno.) ... seduto sul tappeto vicino al camino ad ascoltare le mie storie !! Wauuww!!
Che atmosfera prospetti... o, meglio, che attento ascoltatore saresti...        :D     :p

Cmq per domani mattina vi ho già scelto una brevissima fiaba di Andersen e, sapete..?.. mi viene persino la voglia di raccontarvi in seguito anch'io delle letture fatte in passato...   , stile su scrittori francesi dell'800 ed 1 del 900 (Albert Camus), magari riportando le recensioni altrui con aggiunte mie.... 
Chissà cos'altro verrà fuori.
Datemi tempo...   
Forse vi aprirò ...?... orizzonti nuovi??    :p

Mio padre è stato per noi - schiera di figli - quello che di sabato o di domenica inventava storielle, prima di andare a letto (questo sotto i 10-12 anni).
Poi, a darmi la voglia di leggere ci sono state anche la suore a scuola (alle elementari: mentre noi ragazze imparavamo i primordi di certi lavori femminili (cucito, lavori all'uncinetto e a maglia loro ci leggevano storie da libri avventurosi o meno..).   Ciao, ciao.    :D


Titolo: Re: Fiabe italiane
Inserito da: nephilem - 02 Febbraio 2007, 22:21:54
Citazione
Che atmosfera prospetti... o, meglio, che attento ascoltatore saresti...

grazie, per le belle parole lia davvero! Di fatti essendo a digiuno di fiabe fin da piccolo mi hanno tenuto a stecchetto, non vedo l'ora di ascoltarti, così quello che non ho avuto da fanciullino , l'avrò da grande...  :p

Citazione
Ti troverei (ho un attimino il computer libero, ora. Non capita quasi mai a quest'ora del giorno.) ... seduto sul tappeto vicino al camino ad ascoltare le mie storie !! Wauuww!!

In effetti lia ho sempre sognato da piccolo sedermi a terra su di un tappeto grande a gambe incrociate, ed ascolatre fiabe, ma visto che non ho potuto esaudire da piccolo questo mio desiderio, mi accontento di immaginarlo. A casa il camino cè, il tappeto pure, una bella poltrona comoda, ma... non ho chi mi racconta favole  :'(

Citazione
Forse vi aprirò ...?... orizzonti nuovi??

se non sono gli orizzonti sicuramente stuzzicherai la fantasia... e che non impari un po di fiabe, con la speranza ( ahimè molto remota) di diventare papà.


Titolo: Re: Fiabe italiane
Inserito da: lia - 03 Febbraio 2007, 08:35:11
Eccovi qui una FIABA sconosciuta di Hans Christian ANDERSEN :

la cito per intero, proprio perchè breve, dai 2 volumi  (volume II) riuniti in cofanetto della Oscar Mondadori.

Cito questa fiaba, perché è abbastanza significativa /rappresentativa delle fiabe in generale che Andersen ha scritto (vedi mio primo intervento sotto 'fiabe italiane' ),

Titolo:  IL  FARFALLONE                     (sì, non stupitevi,   :o    è proprio questo il titolo!       Francamente io stessa non me la ricordavo e, leggendola, mi è anche venuto il (lecito ? ) dubbio che 1 delle accezioni/significati  di questa parola italiana (cioè, quella di 'persona fatua e incostante') potesse avere la sua derivazione etimologica da questa favola di Andersen...)

"Il farfallone voleva una fidanzata, che naturalmente doveva essere un grazioso fiorellino. Guardò tutti i fiori, ciascuno se ne stava tranquillo e piegato sul suo stelo, come una signorina deve stare quando non è ancora fidanzata; ma ce n'erano tanti tra cui scegliere, era difficile, e il farfallone non aveva voglia di stare a cercare; così volò dalla margheritina.   I francesi la chiamano Marguerite, e sanno che è capace di prevedere il futuro, come fa quando gli innamorati le staccano un petalo dopo l'altro chiedendo: "M'ama, non m'ama, di cuore, con dolore, mi ama molto, mi ama poco?" o cose simili.  Ognuno chiede nella sua lingua.  Anche il farfallone giunse per chiederle qualcosa, non le staccò i petali, ma li baciò uno per uno pensando che con la gentilezza si ottiene di più.
<<Dolce margheritina Marguerite!>>  dis se << lei è la donna più intelligente di tutti i fiori ! Lei sa prevedere il futuro ! Mi dica,la troverò oppure no ? E chi sarà ? Quando lo saprò, andrò direttamente da lei a chiederle la mano ? >>
Ma Marguerite non rispose affatto. Non le piaceva essere chiamata donna, perchè era una signorina, e quindi non era una donna. Lui le fece le stesse domande una seconda e poi una terza volta, ma non ottenendo neppure una parola da lei, non ebbe più voglia di chiedere di nuovo, e se ne andò via a cercarsi la fidanzata da solo.
Si era all'inizio della primavera, era pieno di crochi e di bucaneve.   << Sono bellissime !>>  esclamò il farfallone  << sembrano graziose cresimande; ma un po' insipide. >>     Come tutti i giovani, lui preferiva le ragazze un po' più mature.  Allora volò dagli anemoni, ma erano un po' troppo acidi, le violette erano troppo romantiche, i tulipani troppo pomposi, le giunchiglie troppo borghesi, i fiori di tiglio piccoli e poi avevano una famiglia troppo numerosa; i fiori di melo sembravano proprio delle rose, ma un giorno c'erano e il giorno dopo erano già caduti, secondo come soffiava il vento e quello sarebbe stato un matrimonio troppo breve a sua avviso.
Il fiore del pisello era quello che più gli piaceva, era rosso e bianco, tenero e sottile, proprio come quelle ragazze di casa che sono carine e anche brave in cucina.  Stava per chiedere la mano, quando vide proprio lì vicino un bacello con un fiore appassito in cima.   << Che cos'è ?>>  chiese.       << Mia sorella >> disse il fiore di pisello.
<< Ah, col tempo sarà anche lei così ! >>  e, spaventato, il farfallone se ne volà via.
I caprifogli pendevano dalle siepi, erano tante signorine col viso lungo e la pelle gialla, proprio di quelle che a lui non piacevano. Già, ma che cosa gli piaceva? Chiedeteglielo un po' !
La primavera passò. Anche l'estate passò e poi l'autunno; lui era sempre allo stesso punto. I fiori misero i loro vestiti più belli, ma a cosa serviva, ora che non c'era più la fresca e profumata giovinezza? Con la vecchiaia si bada sempre meno al profumo, e poi non è detto che le peonie o la malvarosa abbiano un profumo particolare.  Così il farfallone andò dalla menta.
<< Non ha nessun fiore, ma è come se fosse un fiore solo, profuma dalla testa ai piedi, ha il profumo dei fiori in ogni sua folia. Scelgo questa ! >>
E le chiese la mano.
Ma la menta rimase immobile e tranquilla e alla fine disse:   << Amicizia, ma niente di più ! Io sono vecchia e anche lei è vecchio ! Potremmo tranquillamente vivere uno per l'altro senza sposarci.  Non rendiamoci ridicoli alla nostra età ! >>
E il farfallone non sposò nessuno.  Aveva cercato troppo a lungo, e questo non si deve fare.  Divenne uno scapolone, come si dice.
Alla fine dell'autunno si mise a piovere e venne la nebbia, il vento soffiava freddo nella schiena dei vecchi salici, e li faceva scricchiolare. Non era affatto bello volare per la campagna coi vestiti dell'estate: l'entusiasmo sbollisce, come si dice. Ma il farfallone non volò fuori, casualmente era entrato in una porta dove c'era del fuoco in una stufa, faceva caldo come d'estate, lì si poteva vivere, ma  <<vivere non è
abbastanza >>  disse  << il sole, la libertà, e un fiorellino bisognerebbe avere ! >>
Così volò contro il vetro, fu visto, ammirato e puntato con uno spillo in una casetta di vetro. Di più non si poteva fare.
<< Adesso ho anch'io un gambo proprio come i fiori ! >> commentò il farfallone  << non è poi tanto comodo ! E' un po' come essere sposati: si è legati ! >> aggiunse per consolarsi.
<< E' una misera consolazione !>> dicevano i fiori dei vasi.
<< E' meglio non fidarsi dei fiori dei vasi >> pensava il farfallone  << vivono troppo a contatto con gli uomini. >>

+ + + + +         FINE della fiaba.   

Nei  giorni a venire visiterò, naturalmente, ancora questa sezione dei 'Libri & fiabe' e vedrò se inserire altro oppure reagire a cose inserite da parte vostra.                   Ciao,         :D   :)  ,   "ragazzi" !

       


   



Titolo: Re: Fiabe italiane
Inserito da: nephilem - 04 Febbraio 2007, 19:49:48
bella, molto bella, come fiaba, l'ho stampata, così potrò leggerla a qualche bambino di mia conoscenza...


Titolo: Re: Fiabe italiane
Inserito da: nephilem - 04 Febbraio 2007, 20:24:30
L'Angelo
di Hans Christian Andersen

(http://download.giorgiotave.it/gif_animate/3d/dozen_red_roses_expand_vase.gif)


Ogni volta che un bambino buono muore, scende sulla terra un angelo del Signore, prende in braccio il bimbo morto, allarga le grandi ali bianche e vola in tutti i posti che il bambino ha amato, poi coglie una manciata di fiori, che porta a Dio affinché essi fioriscano ancora più belli che sulla terra. Il buon Dio tiene i fiori sul suo cuore, ma a quello che ha più caro di tutti dà un bacio, e questo riceve la voce e può cantare col coro dei beati.
Tutto questo veniva raccontato da un angelo del Signore, mentre portava un bambino morto in cielo, e il bambino lo sentiva come in sogno; e volavano per la casa, nei luoghi dove il bambino aveva giocato, e poi nei deliziosi giardini pieni di fiori bellissimi.
«Quale dobbiamo prendere da piantare in cielo?» chiese l'angelo.
Nel giardino si trovava un alto roseto, ma un uomo cattivo aveva spezzato il fusto, così tutti i rami, pieni di grandi gemme sbocciate a metà, si erano piegati e appassivano.
«Povera pianta» disse il bambino «prendi quella, così potrà fiorire presso Dio!»
E l'angelo raccolse quella pianta, e diede un bacio al bambino, così egli aprì un po' gli occhietti. Colsero quei magnifici fiori, ma presero anche la disprezzata calendula e la selvatica viola del pensiero.
«Adesso abbiamo i fiori!» disse il bambino, e l'angelo annuì, ma ancora non volarono verso Dio. Era notte e c'era silenzio; rimasero nella grande città e volarono in una delle strade più strette, dove si trovava un mucchio di paglia, cenere e spazzatura: c'era stato un trasloco; dappertutto c'erano pezzi di piatti, schegge di gesso, cenci e vecchi cappelli sgualciti, tutte cose molto brutte.
E l'angelo indicò, in tutta quella confusione, alcuni cocci di un vaso di fiori; lì vicino c'era una zolla di terra che era caduta fuori dal vaso, ma che era rimasta compatta a causa delle radici di un grande fiore di campo appassito, che non valeva più nulla e per questo era stato gettato.
«Portiamolo con noi! » disse l'angelo «poi, mentre voliamo, ti racconterò perché.»
E così volarono e l'angelo raccontò:
«Laggiù, in quella strada stretta, in un seminterrato, viveva un povero ragazzo ammalato; fin da piccolo era rimasto sempre a letto, quando proprio si sentiva bene poteva camminare per la stanza con le stampelle, ma non poteva fare altro. In certi giorni d'estate i raggi del sole arrivavano per una mezz'ora nella stanzetta del seminterrato, allora il ragazzino si metteva seduto a sentire il caldo sole su di lui e guardava il sangue rosso che scorreva nelle sue dita sottili, che teneva davanti al viso; in quei giorni si poteva dire:
«Oggi il piccolo è uscito!».
Conosceva il verde primaverile del bosco solo perché il figlio del vicino gli portava il primo ramo di faggio con le foglie e se lo alzavano sul capo e sognava di trovarsi sotto i faggi col sole che splendeva e gli uccelli che cantavano. Un giorno di primavera il figlio del vicino gli portò anche dei fiori di campo, e tra questi ce n'era per caso uno ancora con le radici: perciò fu piantato in un vaso e messo sulla finestra vicino al letto.
Il fiore, piantato da una mano amorevole, crebbe, mise nuovi germogli e ogni anno fiorì. Questo divenne il giardino meraviglioso del ragazzo malato, il suo piccolo tesoro sulla terra. Lo bagnava e lo curava e si preoccupava che ricevesse anche l'ultimo raggio di sole, che penetrava dalla bassa finestrella; e il fiore cresceva anche nella fantasia del ragazzo, perché fioriva per lui, per lui emanava il suo profumo e gli rallegrava la vista.
E quando il Signore chiamò il ragazzo, egli si volse, morendo, verso quel fiore. Da un anno è ormai presso Dio, e per un anno intero il fiore è rimasto abbandonato sulla finestra e è appassito. Per questo è stato gettato tra la spazzatura durante il trasloco. E proprio quel fiore, quel povero fiore appassito noi l'abbiamo messo nel nostro mazzo, perché quel fiore ha portato più gioia che non il più bel fiore del giardino reale.»
«Ma come sai tutte queste cose?» domandò il bambino che l'angelo portava in cielo.
«Lo so, perché ero io stesso quel povero ragazzo malato che camminava con le stampelle!» spiegò l'angelo. «E conosco bene il mio fiore!»


Ho pensato che farebbe piacere ascoltarle o nel nostro caso leggerle le fiabe ogni tanto, e girando per il web ho trovato questa... e ho pensato, perchè no! parla di angeli....





Titolo: Re: Fiabe italiane
Inserito da: lia - 05 Febbraio 2007, 08:23:16
 :D     :D     , Ha , Ha, Nephilem :         qualche 'bambino' di tua conoscenza è pure  un po' farfallone' ?

La fiaba col titolo 'L'angelo' di Andersen trova  QUASI i  il suo eguale in altra fiaba di Andersen, dove una bimba malata 'rifiorisce' e riprende vitalità, perchè, mentre la sua mamma (unico gentiore rimastole) lavora sempre fuori, lei rimane a casa e vede, nella sua mansarda, fiorire fuori della sua finestra un fiore di pisello, di cui il seme è volato lì per caso.
Ma questa fiaba che tu citi è molto più estesa per contenuto e ..  poi ha soprattutto l'angelo!   
           
                        Al prossimo incontro sul sito !               :)   


Titolo: Re: Fiabe italiane
Inserito da: nephilem - 05 Febbraio 2007, 12:34:30
:D     :D     , Ha , Ha, Nephilem :         qualche 'bambino' di tua conoscenza è pure  un po' farfallone' ?

La fiaba col titolo 'L'angelo' di Andersen trova  QUASI i  il suo eguale in altra fiaba di Andersen, dove una bimba malata 'rifiorisce' e riprende vitalità, perchè, mentre la sua mamma (unico gentiore rimastole) lavora sempre fuori, lei rimane a casa e vede, nella sua mansarda, fiorire fuori della sua finestra un fiore di pisello, di cui il seme è volato lì per caso.
Ma questa fiaba che tu citi è molto più estesa per contenuto e ..  poi ha soprattutto l'angelo!   
           
                        Al prossimo incontro sul sito !               :)   

perchè non la racconti!!!!! sono curioso di leggerla


Titolo: Re: Fiabe italiane
Inserito da: nephilem - 05 Febbraio 2007, 12:46:48
Fratellino e Sorellina

di Jachob e Wilhelm Grimm

(http://download.giorgiotave.it/gif_animate/divisori/ARROW.GIF)

C’era una volta una capanna in mezzo al bosco, dove vivevano due bambini, fratello e sorella, con il babbo, perché la mamma era morta. Si sentivano abbastanza soli e furono contenti quando il babbo decise di risposarsi. Speravano che la matrigna avrebbe fatto loro da mamma, che fosse una donna buona, che li amasse e, li consolasse quando si sentivano tristi.
Ma la matrigna era una strega astuta e cattiva, che detestava i due bambini. Sgridava e picchiava Fratellino e Sorellina per qualsiasi inezia, e spesso li metteva in castigo senza ragione.
I bambini erano molto infelici, pensavano sempre con nostalgia alla loro mamma, e sapevano che sarebbe stata triste nel vederli soffrire così.
Decisero allora di andarsene da quella casa.
La sorellina disse:
- Andiamo, Fratellino. Ci faremo compagnia e non ci lasceremo mai.
Approfittarono di un momento in cui la matrigna si era addormentata e fuggirono nel bosco.
Corsero quanto più poterono per non essere ritrovati. Dormirono nel bosco e il mattino dopo, sentendo il rumore di un ruscello, vi si diressero per bere almeno un po’ d’acqua.
Fratellino stava per bere, ma la sorella lo fermò. Aveva udito la sorgente mormorare:
- Chi mi beve diventa una tigre! Chi mi beve diventa una tigre!
- Fratellino, non bere! - supplicò - Altrimenti diventerai una tigre e mi sbranerai.
-Va bene, - sospirò - andiamo a cercare un'altra sorgente.
Poco dopo trovarono un ruscelletto, ma anche questo mormorava:
- Chi mi beve diventa un lupo! Chi mi beve diventa un lupo!
- Oh, Fratellino mio, non bere! Altrimenti diventerai un lupo e mi mangerai.
Il fratellino borbottò:
- Va bene, cerchiamo un'altra sorgente; ma non resisto più.
Era opera della matrigna, che aveva stregato tutte le fonti del bosco.
Anche la terza fonte mormorava:
- Chi mi beve diventa un capriolo! Chi mi beve diventa un capriolo!
- Fratellino mio, non bere! Altrimenti diventerai un capriolo e fuggirai.
Ma Fratellino non l'ascoltò e bevve a sazietà. Subito si trasformò in un grazioso capriolo dal pelo macchiato di bianco.
Sorellina, vedendolo, scoppiò a piangere disperata:
- Non so come faremo, ma abbiamo giurato di non lasciarci mai, perciò ti terrò con me e continueremo la strada insieme.
Dopo un po’ trovarono una casetta solitaria.
- Ci fermeremo qui. - disse la sorellina - Ti preparerò un bel giaciglio, e ogni giorno andrò a cercare da mangiare per me e per te.
La sera Sorellina chiudeva gli occhi con la testa appoggiata al dorso di Fratellino.
La vita scorreva così, abbastanza tranquilla, anche perché il capriolo poteva parlare e i due fratelli potevano ancora chiacchierare tra loro.
Ma un mattino nel bosco risuonò l'abbaiare di cani e uno squillare di corni.
Era il giovane re del paese che aveva organizzato una battuta di caccia.
Il capriolo fu preso dalla smania di uscire.
.... Oh, Sorellina mia! - supplicò. - Lasciami andare ad assistere alla caccia, ti prego.
La sorellina non voleva e cercò sulle prime di opporsi, ma tanto il fratellino nelle spoglie del capriolo insistette che alla fine dovette cedere.
- Quando tornerai – raccomandò – dovrai dire: «Sorellina, fammi entrare», così io potrò riconoscerti. Altrimenti non aprirò a nessuno perché ho paura dei cacciatori.
Fratellino promise e in un momento scomparve nel bosco. Quel giorno si divertì moltissimo: facendosi vedere dai cacciatori ed eludendo ogni volta il loro inseguimento.
Verso sera ritornò: - Sorellina fammi entrare!
La sorellina aprì subito.
Il giovane re intanto decise che doveva proprio catturare, ma vivo, quel dispettoso capriolo che per tutto il giorno li aveva fatti correre beffandosi di loro. E all'alba la caccia ricominciò.
Fratellino volle uscire, e per la seconda volta si fece beffe di tutti, cacciatori e cani, apparendo e sparendo come il lampo.
Uno dei cacciatori però riuscì a seguirlo fino alla casetta e lo sentì dire:
- Sorellina, fammi entrare! - e vide anche una bella fanciulla che apriva la porta e accoglieva fra le braccia il capriolo.
Il cacciatore ritornò dal re e gli narrò ogni cosa. Il re desiderò ancora di più catturare vivo quel capriolo.
- Non devi uscire più, Fratellino, – diceva intanto Sorellina - altrimenti i cacciatori ti uccideranno, e io resterò sola in questo bosco!
Ma l’istinto di capriolo era forte e il mattino dopo ricominciò a supplicare:
- Sorellina, lasciami andare!
- Va bene: ma ti prego, torna presto, altrimenti morirò io!
Il capriolo spiccò un balzo e dileguò fra i cespugli.
Il re e i suoi cavalieri erano già pronti e inseguirono il capriolo fino a sera, senza però riuscire a prenderlo. Alla fine il re diede ordine di lasciarlo in pace, poi andò alla capanna, bussò e disse:
- Sorellina, fammi entrare!
La fanciulla aprì, ma restò di stucco vedendo davanti a sé non il fratellino in forma di capriolo ma un giovane con un manto di porpora e di ermellino e una corona d'oro sulla testa.
- Dov'è il mio fratellino? È morto? - chiese Sorellina singhiozzando disperatamente.
Il giovane re tentò di tranquillizzarla.
- Com’è possibile che siate sorella di un capriolo! Certamente si tratta di un incantesimo!
Sorellina raccontò le sue sventure e quelle di Fratellino.
l re, incantato dalla bellezza della fanciulla, decise di aiutarla, e di condurre con sé i due fratelli al suo palazzo, dove sarebbero stati al sicuro:
- Farò immediatamente arrestare la vostra matrigna e la obbligherò a togliere l'incantesimo.
In quel momento rientrò anche il capriolo, che andò ad accucciarsi ai piedi di Sorellina.
Poi, tutti insieme, partirono alla volta del palazzo.
Là il re chiese la mano di Sorellina, che acconsentì, felicissima, perché già si era innamorata del re, che era bello e coraggioso.
Si fece una grande festa per festeggiare le nozze. Poi furono mandate delle guardie ad arrestare la matrigna.
Ma lei rifiutò di liberare Fratellino dall'incantesimo. Allora il re la condannò al rogo.
Non appena fu bruciata, il capriolo si accasciò a terra, e Fratellino ritornò a vivere con il proprio aspetto: nel frattempo anche lui era diventato un bellissimo giovane.
Fratello e sorella, promettendo in cuor loro che mai si sarebbero lasciati, si abbracciarono e abbracciarono anche il re; poi tutti vissero insieme felici e contenti.


Titolo: Re: Fiabe italiane
Inserito da: lia - 06 Febbraio 2007, 09:44:51
Ehi, anche questa favola dei fratelli GRIMM non è per niente male!

Ma sappi, Nephilem, che continuiamo a citare fiabe STRANIERE in un sito denominato 'fiabe italiane'!
Non sarebbe meglio citare quelle straniere in una 'nuova discussione' ?

Stamani sono entrata troppo tardi nel sito ed ho oramai poco tempo per scrivere.    Ho altro da fare dentro e fuori casa e dovrò lasciar il computer ad altre persone in casa.

Prometto che domani racconterò ancora una fiaba piccola ò di Andersen oppure dei fratelli Grimm.

(A proposito delle 'Fiabe italiane' raccolte da Italo Calvino, qualche gg. fa mio marito mi ha ricordato pure quella di Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno.         Se non mi inganna la memoria, questa fiaba c'era pure nella raccolta di Italo Calvino ed è tipicamente meridonale.)
 :)         


Titolo: Re: Fiabe italiane
Inserito da: nephilem - 06 Febbraio 2007, 10:34:11
Ehi, anche questa favola dei fratelli GRIMM non è per niente male!

Ma sappi, Nephilem, che continuiamo a citare fiabe STRANIERE in un sito denominato 'fiabe italiane'!
Non sarebbe meglio citare quelle straniere in una 'nuova discussione' ?

Stamani sono entrata troppo tardi nel sito ed ho oramai poco tempo per scrivere.    Ho altro da fare dentro e fuori casa e dovrò lasciar il computer ad altre persone in casa.

Prometto che domani racconterò ancora una fiaba piccola ò di Andersen oppure dei fratelli Grimm.

(A proposito delle 'Fiabe italiane' raccolte da Italo Calvino, qualche gg. fa mio marito mi ha ricordato pure quella di Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno.         Se non mi inganna la memoria, questa fiaba c'era pure nella raccolta di Italo Calvino ed è tipicamente meridonale.)
 :)         

cara lia, invece di fare un nuovo topic, cambia titolo della discussione, aggiungendo fiabe straniere... ma se ti fa piacere aprire un nuovo topic, dobbiamo dire ad asia che sposti i post.
Mi fa piacere che ti sia piaciuta la fiaba dei fratelli grimm, come vedi io di tempo adesso ne ho un po di più rispetto al passato, ma per il semplice motivo che sono a casa con l'influenza.

Se non sbaglio Bertoldo, Bertoldino e cacasenno non hanno fatto pure un film?
alla prossima  lia (http://i52.photobucket.com/albums/g11/giulina90/saluti.gif)  :angel: Nephilem


Titolo: Re: Fiabe italiane + fiabe estere.
Inserito da: lia - 06 Febbraio 2007, 11:52:22
Un'attimino torno con una piccola aggiunta, visto che mio figlio or'ora ha lasciato il computer e mio marito è ancora fuori per una commissione.

Okay, ho cambiato titolo alla discussione, aggiungendovi le fiabe estere. Così è più facile che non a copiare tutto il contenuto.

Beh ....    :shy:       :cool:      Sei proprio tanto malato, vero?
Molto 'influenzato' !!        :eheh:     ((da chi o da cosa?))

Se, mentre sei malato a casa, trovo tutto il tempo per stare sul computer e persino ad inventarti delle belle scritte diverse da quelle disponibili su questo sito........
                           Ciao   , bye, bye.   


Titolo: Re: Fiabe italiane
Inserito da: nephilem - 06 Febbraio 2007, 14:20:17
bhè un'influenza comune, che mi ha reso temporaneamente inabile a lavoro, quindi mi riposo un pochino :p quindi tra un forum e l'altro mi diverto a colorare i miei post con immagini, un po di colore ci vuole non credi?

Citazione
Se, mentre sei malato a casa, trovo tutto il tempo per stare sul computer e persino ad inventarti delle belle scritte diverse da quelle disponibili su questo sito........

Eh sì molto tempo da dedicare al pc, ma devo fare anche il casalingo quindi faccio la spola tra il pc e la cucina, come adesso che sto lavando i piatti :p


Titolo: Re: Fiabe italiane
Inserito da: nephilem - 06 Febbraio 2007, 14:38:39
     CIAO ai lettori di fiabe !

Poiché ho visto in questo settore di 'libri e fiabe' più di 1 intervento su 'fiabe', pare che ci sia qualcuno (Nephilem soltanto....?) interessato alle fiabe.               Non ho da recensire fiabe, bensì da aggiungere un intervento da 'madre' che di fiabe ne ha lette tantissime a suo figlio (ed io stessa da piccola).             A mio figlio ho letto tantissime fiabe della raccolta 'Fiabe' di Jacob e Wilhelm Grimm  (3 volumi in cofanetto) della OSCAR Mondadori  (mica tutte, nè : ho selezionato quelle che NON  erano del genere :"se ti comporti male, ti succederanno dei guai.   Bisogna selezionarli un po').

Dopo la lettUra insieme di queste fiabe sono passata alla lettura (molto poco conosciuta! Per questo la segnalo qui.) delle 'FIABE ITALIANE' di Italo Calvino , sempre di Oscar Mondadori        (allora consistente in 2 volumi.    Purtroppo non so darvi altri dati, perché pare che mio marito proprio questa raccolta di fiabe l'abbia sistemato in cantina e... quindi ... è diventato introvabile.)
Era una bella raccolta, di cui mi ricordo ora vagamente qualche racconto di 'Prezzemolina' e TUTTO UN CAPITOLO dedicato alle storie (siciliane) di Giufà !!  (.... Giufà pare sia di origine araba (= Giuha)                 Visto che mio marito è siciliano, mi è parso bello raccontarle anche a mio figlio e francamente sono piaciute sia a lui che a me.        Non so se questa edizione sia ancora in commercio.        Su Internet ho trovato solo una edizione del 2006 delle 'Fiabe italiane' di Italo Calvino, ma in 1 unico volume e non si indica l'esatto contenuto.       
 Sarebbe interessante anche per persone italiane, non solo siciliane.                 Spesso il mondo delle fiabe, raccontato ai bambini, sovrabbonda di fiabe nordiche (dei fratelli Grimm, di Perrault, di Andersen), ma NON VALORIZZA abbastanza quanto vi è di BUONO nella CULTURA ITALIANA !      :italia:    :italia:

Dopo tutto questo, ho voluto raccontare a mio figlio qualche fiaba di Andersen, ma quelle di Hans Christian Andersen, di cui Nephilem racconta quella del 'vestito nuovo dell'imperatore' a mio figlio NON sono piaciute. Forse non era più nell'età da fiabe o forse avevo già sentito quelle che che a lui erano piaciute di più, non lo so...          Ricordo che quelle di Andersen a me stessa erano piaciute di più quando io stessa ero un po' più grandicella (dai 10 ai 12 anni), cioè completamente autonoma nelle mie letture.      Francamente le fiabe di Andersen si trovano forse a metà strada : non tanto adatte ai piccolissimi, ma (o in parte) più ai grandicelli.            Andersen ha sopratutto la caratteristica nelle sue fiabe, di considerare il mondo da un'altro punto di vista del solito, cioè un modo caratteristico per aprire la mente di un bambino/a -ragazzo/a ad incominciare a relativizzare il mondo.                   [Le fiabe più note di Andersen sono le seguenti:     
- i vestiti nuovi dell'imperatore  /  - la principessa sul pisello / - la sirenette / - il soldatino di stagno / - Il guardiano dei parola censurata / - l'usignolo / - il brutto anatroccolo / - la fiammiferaia  / - l'ultimo sogno delle vecchia quercia (A. Branduardi la canta) /- Quel che fa il babbo è sempre giusto.
Ecco tutto quello che avevo da dirvi.
Evviva la CULTURA ITALIANA, pure nel mondo delle fiabe.
 
[Mio marito si ricorda della sùa infanzia che a Villarosa si raccontavano ancora le storielle a voce, anche nelle strade, davanti alla porta di casa.    Si ricorda vagamente un titolo, ma non sa se era proprio quello: U sulazzu de li picciriddri' ?? ]       

cara lia modifica il titolo a questo post che ho citato!!!!


Titolo: Re: Fiabe italiane
Inserito da: nephilem - 06 Febbraio 2007, 19:21:52
L'acciarino magico

Hans Christian Andersen


Un soldato marciava allegramente verso il suo villaggio: uno, due! Uno, due! Con lo zaino in spalla e la sciabola al fianco, ritornava dalla guerra. Improvvisamente incontrò una strega molto vecchia e brutta.
- Buongiorno, soldato, - gli disse, - hai una bella sciabola, ma il tuo zaino sembra vuoto. Ti piacerebbe possedere molti soldi?
- Si, certo, rispose il soldato.
- Bene, allora scendi nel tronco cavo di questo albero. Prima ti attaccherò una corda intorno alla vita, per farti poi risalire quando me lo domanderai, - continuò la strega.
- Che cosa troverò in questo grosso albero? - domandò il giovane soldato.
- Denaro, soldato, tanto quanto ne vorrai. Quando sarai arrivato sul fondo, vedrai una galleria illuminata da un centinaio di lampade. Sulla sinistra troverai tre porte: ciascuna di esse apre una stanza. Nella prima camera vedrai un cofano sul quale è seduto un cane con due occhi grandi e piatti. Non averne paura, stendi per terra il mio grembiule blu a quadri, afferra poi il cane e mettilo su di esso: come per incanto, resterà immobile. Apri pure il cofano e prendi tutti i soldi di rame che desideri. Se preferisci invece le monete d'argento, entra nella seconda stanza. Anche qui c'è un cofano difeso da un cane con due occhi grandi come le macine di un mulino. Agisci come la prima volta e prendi tutti i soldi d'argento che desideri. Ma se vuoi l'oro, entra nella terza stanza. Anche là troverai un cane con due occhi grandi come la torre rotonda di Copenaghen. Fai come prima e prendi tutte le monete d'oro che desideri.-
- Certo che mi conviene molto, - mormorò il soldato. - E voi cosa desiderate in cambio di queste ricchezze?
- Riportami solamente l'acciarino che mia madre ha dimenticato l'ultima volta che è scesa nell'albero.
- D'accordo. Dammi il tuo grembiule a quadri blu, attacca la corda intorno alla mia vita, poi scenderò subito in fondo all'albero, - disse il giovanotto, risoluto.
Le cose andarono come aveva detto la strega.
Il soldato trovò uno dopo l'altro i tre cani spaventosi con i loro occhi grandi.
Si riempì le tasche di monete di rame, ma le svuotò subito dopo per prendere quelle d'argento ed infine per le monete d'oro di cui si riempì anche gli stivali e lo zaino.
Ora era cosi ricco che avrebbe potuto comperare la città di Copenaghen! trovò l'acciarino, lo prese e chiamò la strega.
- Che cosa vuoi fare di questo acciarino? - le domandò il giovanotto quando fu nuovamente fuori sulla strada.
- Sei troppo curioso, soldato! Accontentati dell'oro che hai!
- Voglio anche l'acciarino! Ridammelo o ti ammazzerò!
La strega si rifiutò con fermezza; il soldato allora l'ammazzò e con passo pesante, perché era molto carico, si diresse verso la città vicina dove alloggiò nel miglior albergo.
Là condusse una bella vita, circondato da cortigiani che lo adulavano.
Un giorno senti parlare dei pregi e della bellezza della principessa, figlia del re di Danimarca.
- Mi piacerebbe molto conoscerla, - sospirò il soldato.
- E' impossibile, - gli fu risposto. - La principessa vive rinchiusa in un castello, circondato da alte mura. Nessuno può avvicinarsi. Il re la sorveglia gelosamente perché un mago gli ha predetto che sposerà un semplice soldato.
Per dimenticare questa delusione il giovane uscì con i suoi amici e sperperò molti soldi; tanto che, un giorno, non gliene rimase nemmeno uno.
Lasciò l'albergo per andare a vivere in una povera mansarda.
I suoi amici gli voltarono le spalle.
Una sera, volendo accendere la sua candela, batté l'acciarino della strega.
Nell'attimo stesso che s'accese la scintilla, apparve uno dei tre cani con gli occhi grandi.
- Ordina, padrone! Io ti servirò, - gli disse, - e i miei compagni sono anch'essi pronti ad ubbidirti.
Il soldato capì che l'acciarino era magico e chiese alcune monete d'oro.
In questo modo ridiventò presto ricco e adulato.
Tuttavia era triste, perché era innamorato segretamente della principessa.
Una notte, ormai disperato, incaricò uno dei cani di portargli la principessa.
Era così bella, profondamente addormentata sul dorso dell'animale, che il soldato le diede un bacio.
Il cane la riportò poi al castello.
Il giorno dopo la principessa raccontò ai genitori sovrani ciò che credeva fosse stato un sogno.
Diffidente, il re la fece seguire dalle sue ancelle per vedere dove andasse di notte.
Il cane, però, riuscì a far perdere le tracce.
Allora la regina fece cucire nei vestiti di sua figlia un taschino pieno d'orzo, forato all'estremità. Così, quando il cane, la notte seguente, portò via la principessa, i semi d'orzo caddero per terra indicando la strada che portava alla casa del soldato.
Il giovanotto fu immediatamente gettato in prigione e condannato all' impiccagione.
Il giorno dell'esecuzione, moltissima gente si era riunita nella piazza.
I sovrani e i giudici troneggiavano dall'alto di un palco.
Due guardie portarono il condannato che, prima di morire, espresse l'ultimo desiderio: quello di fumare un' ultima volta la pipa; ciò gli fu concesso.
Prese dalla tasca l'acciarino magico e lo batté tre volte: i tre cani comparvero, feroci con i loro grandi occhi.
Balzarono sui sovrani e li fecero precipitare dall'alto del palco sulla piazza ove si sfracellarono.
- Viva il piccolo soldato! - urlò la folla che detestava i sovrani tiranni, - viva il nostro re!
Il soldato, divenuto re, sposò la principessa e furono felici per moltissimi anni, ben protetti dai tre cani dai grandi occhi.



Titolo: Re: Fiabe italiane + fiabe estere
Inserito da: lia - 07 Febbraio 2007, 08:07:17
FIABA   di  Hans Christian ANDERSEN          (pure poco conosciuta)

L’AGO DA RAMMENDO

C’era una volta un ago da rammendo, così delicato da credersi un ago da ricamo.
“State attente a dove mi terrete!” disse l’ago da rammedno alle dita, che lo tiravano fuori dalla scatola. “Non mi perdete!” Se cado sul pavimento, non sarete più capaci di ritrovarmi, tanto sono sottile.”
“Questa poi!” dissero le dita e lo afferrarono per la vita.
“Guardate: io arrivo col seguito!” esclamò l’ago da rammendo, tirando dopo di sé un lungo filo, che però non aveva il nodo.
Le dita guidarono l’ago fino nella pantofola della cuoca, dove la tomaia era rotta e doveva essere ricucita.
“E’ un lavoro volgare!” gridò l’ago da rammendo. “Io non riuscirò mai a passarci! mi spezzo! Mi spezzo!” e difatti si spezzò. “Non l’avevo forse detto?” disse l’ago “sono troppo sottile!”
Adesso non servirà più a niente, pensarono le dita, ma lo tennero comunque tra loro, perché la cuoca vi sciolse sopra della ceralacca e lo infilò sulla sua sciarpa.
"Ecco, adesso sono una spilla da cravatta!" esclamò l'ago da rammendo. "Lo sapevo che avrei ottenuto degli onori; quando si è qualcuno si diventa importanti!" e intanto rideva tra sé, perché naturalmente non si può vedere un ago da rammendo che ride. Stava tutto fiero come se andasse in carrozza, e guardava da tutte le parti.
"Posso avere l'onore di chiederVi se siete d'oro?" chiese poi allo spillo, che era il suo vicino.  "Avete un ottimo aspetto e poi la testa è proprio
Vostra! ma è così piccola! Dovete cercare di farla crescere, perché non è certo da tutti avere della ceralacca all'estremità!" e così l'ago da rammendo si drizzò fiero, ma subito cadde dalla sciarpa nel lavandino, proprio mentre la cuoca faceva scorrere l'acqua.
"Adesso si viaggia!" esclamò l'ago da rammendo  "purché non mi smarrisca!"  E invece si smarrì.
"Sono troppo sottile oer questo mondo!" commentò l'ago quando si trovò nel rigagnolo. "Però ho la coscienza di quello che sono, e ciò è una soddisfazione." e si tenne ben dritto senza perdere il buon umore.
Sopra di lui passavano cose di ogni genere: schegge di legno, pagliuzze, pezzetti di giornale. "Guarda come navigano!" disse l'ago da rammendo. "Non sanno che sotto c'è qualcosa che punge! Io pungo! E rimango qui. Ecco, ora arriva un legnetto; crede che al mondo non ci sia altro che "legnetto", cioè lui stesso; ora passa una pagliuzza, e come si rigira! Non pensare troppo a te stessa, potresti andare contro il selciato! Là galeggia un giornale! ormai è dimenticato quello che ci sta scritto sopra, ma ciò nonostante lui si gonfia tutto. Io me ne sto qui tranquillo. So quello che sono e tale resterò."
Un giorno si fermò vicino a lui qualcosa che lucicava in modo splendido, e l'ago da rammendo lo credette un diamante, ma in realtà era un coccio di bottiglia; comunque, dato che luccicava, l'ago da rammendo si presentò come spilla da cravatta.
"Lei non è un diamante?"    "Sì,qualcosa di simile!" e così entrambi credettero di essere preziosi e cominciarono a parlare della arroganza del mondo.
"Io abitavo nella scatola di una ragazza" raccontò l'ago da rammendo " e la ragazza faceva la cuoca; aveva in ogni mano cinque dita, ma non ho mai conosiuto nessuno che fosse più presuntuoso di loro; e pensare che il loro compito era quello di tenermi, tirarmi fuori dalla scatola e ripormi di nuovo."
"Erano lucenti?" domandò il cocciodi bottiglia.
"Lucenti?" esclamò l'ago "no! no! solo superbi! erano cinque fratelli, tutti "dita" per nascita, stavano dritti e uniti tra loro, sebbene fossero di diversa lunghezza. Il più esterno di loro, il pollice, era basso e grasso, era fuori della fila e aveva un'unica frattura sulla schiena, perciò si poteva piegare solo una volta. Ciò nonostante egli sosteneva che un uomo, perdendolo, non era più idoneo al servizio militare. L'indice si ficcava nel dolce e nell'amaro, indicava il sole e la luna, e faceva pressioen quado si scriveva. Il medio guardava gli altri dall'alto in basso, l'anulare aveva un anello d'oro in vita e il mignolo non faceva nulla e se ne vantava. Era pura spavalderia, e nient'altro; così io caddi nel lavandino."
"E ora siamo qui a luccicare" commentò il pezzo di vetro. In quel mentre arrivò molta acqua nel rigagnolo che straripò dai due lati e si portò via il pezzo di vetro.
"Ecco è stato promosso!" disse l'ago da rammendo. "Io resto qui. sono troppo sottile, ma ne vado fiero, e la fierezza è rispettabile" e si tenne dritto meditando a lungo.
"Quasi credo di essere nato da un raggio di sole, tanto sono sottile! Mi sembra anche che il sole mi cerchi sempre sotto l'acqua. Purtroppo sono così sottile che mia madre non riesce a ritrovarmi; e se avessi ancora il mio vecchio occhio, che si è spezzato, credo che potrei piangere - no, forse non lo farei, piangere non è una cosa fine!"
Un giorno dei monelli si misero a giocare nel rigagnolo e vi trovarono vecchi chiodi, monetine e cose simili. Erano tutte porcherie, ma per loro era un divertimento.
"Ah!" esclamò uno di loro, quando si punse con l'ago da rammendo "guarda che tipo!"
"Io non sono un tipo! Sono una signorina" replicl l'ago, ma nessuno lo udì. La ceralacca si era staccata e lui era diventato tutto nero, ma il nero assottiglia e quindi lui credette di essere ancora più sottile di prima.
"Arriva un guscio d'uovo" gridarono i ragazzi e subito infilzarono l'ago nel guscio.
"Pareti bianche e io sono tutto nero!" disse l'ago "mi sta proprio bene; così adesso mi noteranno! Purché non mi venga mal di mare, perché altrimenti mi sepsso. "Ma non gli venne mal di mare e neppure si spezzò.
"E' un bene avere lo stomaco d'acciaio contro il mal di mare e poi bisogna sempre ricordare che si vale più di un uomo! Ora il male è passato! Quanto più uno è sottile, tanto meglio resite."
"Crac" fece il guscio d'uovo, perché un carro pesante gli passò sopra.  "Oh, come preme!" gridò l'ago da rammendo "ora mi viene il mal di mare! ora mi spezzo! mi spezzo!" ma non si psezzò, sebbene gli fosse passato sopra un carro pesante; si ritrovò distesa per terra e lì potrà anche rimanere!
+ + + +                 Fine

(Ora proverò a cambiare il titolo di questo settore, Nephilem, ma non sono mica sicura se saprò accedervi. Se io non ci riesco, perché non lo fai tu, anziché suggerirmelo? Tanto ora hai tempo, vero? )
(( PS. x il libro "Eunuchi per il regno dei cieli".    Sì, la recensione mia (che vera recensione non voleva essere e, forse, il libro non l'avrei neanche citato se non mi sentissi stuzzicata dall'inserimento di altri libri) lascia a deisderare, ma il libro l'ho anche letto ben 10 anni fa. Aggiungerò, cmq, ancora un'ulteriore commento mio, lì sotto oggi oppure domani, per precisare qualcosa sul suo contenuto !))             



Titolo: Re: Fiabe italiane e fiabe estere
Inserito da: lia - 07 Febbraio 2007, 08:19:17
 :)                Soltanto ora ho visto la nuova fiaba inserita ieri sera, "L'acciarino", cioé.  Non mi ricordavo neanche questa fiaba! 
Niente male!         Ai prossimi incontri !       :D


Titolo: Re: Fiabe italiane e fiabe estere
Inserito da: nephilem - 07 Febbraio 2007, 10:11:49
Cara lia vedo che ci sei riuscita a modificare il titolo del topic, adesso va bene...

Citazione
(( PS. x il libro "Eunuchi per il regno dei cieli".    Sì, la recensione mia (che vera recensione non voleva essere e, forse, il libro non l'avrei neanche citato se non mi sentissi stuzzicata dall'inserimento di altri libri) lascia a deisderare, ma il libro l'ho anche letto ben 10 anni fa.

Le recensione spesso sono redatte dai critici in maniera molto claudicante se posso usare questa termine, sì insomma in maniera spartana, parchè una recensione va a mirare la vera natura del testo, il significato ed il contenuto, semplicemente come lo si può leggere. Quindi meno male che sei stata stuzzicata da fonti esterne  :p sennò non avremo mai saputo dell'esistenza del libro in questione.
P.s. anche oggi sono in vena di colore!!!!!


(http://bylinoka.weblogger.terra.com.br/img/bye.gif)


Titolo: Re: Fiabe italiane e fiabe estere
Inserito da: anastasia_sophia - 07 Febbraio 2007, 22:01:09
bhè ne racconto pure io una... la conoscete quella delle tre piume?



C'era una volta un re che aveva tre figlioli. Due erano svegli e arditi, ma il terzo, ingenuo e sempre trasognato, veniva giudicato un buono a nulla ed era soprannominato Sempliciotto. Il re li amava tutti allo stesso modo, e quando si sentì vecchio e debole temendo di essere vicino a morire, fu molto perplesso perché non sapeva a quale dei suoi tre figli lasciare la corona e il regno. Allora li chiamò e disse:
- Figli miei, uno di voi dovrà diventare re dopo di me, ma non so chi designare. Ho deciso perciò, di mettervi alla prova: partite, e andate in giro per il mondo a cercare un tappeto. A colui che riuscirà a portarmi il più bello, darò il trono.
- Ho sentito dire che i tappeti più belli si trovano in oriente - disse con baldanza il figlio maggiore. - quindi, come primogenito, è mio diritto partire subito per l'oriente.
- Niente affatto! - rimbeccò il secondogenito. - per l'oriente invece, partirò io.
Il re, affinché non si accendesse tra loro alcuna disputa e non si creassero dei malcontenti, disse:
- Calma, calma! Sarà la sorte a decidere per voi: ecco qui tre piume. Scenderemo in giardino e il le getterò al vento; ciascuno di voi ne seguirà una.
Scesero in giardino e il re gettò all'aria le tre piume. Il vento trasportò la prima verso oriente, la seconda verso l'occidente, e la terza, dopo essersi vibrata un po' per l'aria, si posò a terra. Era la piuma di Sempliciotto e i due fratelli risero vedendo il minore condannato a rimanere lì dov'era.
Quando il re fu rientrato a casa, il povero Sempliciotto sedette malinconicamente sull'erba e raccolse la piuma. Allora vide che, proprio nel posto dov'essa si era posata, c'era un anello di una botola. La sollevò e scoprì una scaletta che sprofondava sotto terra.
Subito incominciò a discendere. Giunse così a una porta, bussò e udì una voce che cantava:
" Verde, verde ranocchia gamba secca piccolina, presto va a guardare chi qui dentro vuole entrare ".
La porta si aprì; Sempliciotto entrò e vide una grande sala dove sedeva una ranocchia vestita da regina, che portava una corona d'oro. Intorno a lei stavano molte ranocchiette giovani.
- Benvenuto - disse cortesemente la ranocchia. - che cosa vuoi?
Stupito ed imbarazzato, Sempliciotto raccontò le sue vicende e la rana, quando seppe che il giovane cercava il tappeto più bello del mondo, incominciò a cantare: " Verde verde ranocchina gamba secca piccolina, porta presto qui da me la gran scatola da re "
Subito una ranocchietta uscì dalla sala e ritornò poco dopo con una scatola d'oro tempestata di gemme. La regina l'aperse e ne tolse un tappeto meraviglioso, intessuto di fili di tutti i colori.
Sempliciotto lo prese, ringraziò calorosamente e risalì; rimessa la botola al suo posto, entrò nella reggia.
Anche i due fratelli erano di ritorno. Essi avevano pensato: " Abbiamo già vinto la prova, perché Sempliciotto non troverà tappeti in mezzo all'erba! Basterà che noi prendiamo uno straccio qualsiasi e il regno sarà nostro".
Perciò si accontentarono di rubare due scialli che videro stesi al sole davanti alla capanna di un pecoraio e tornarono indietro subito.
Ma quando Sempliciotto si inginocchiò davanti al padre e gli presentò lo stupendo tappeto, diventarono verdi per la rabbia.
- Come avrà potuto fare ?- si domandavano l'un l'altro increduli e invidiosi. - Ma dove sarà mai andato a trovare una meraviglia simile ?
appena lo vide, il re rimase stupefatto e sentenziò:- Il regno tocca di diritto al più giovane di voi.
Allora i due fratelli maggiori incominciarono a protestare :
- La prova non vale perché noi non l'avevamo presa sul serio. Vogliamo ritentarla.
Il padre acconsentì; scesero ancora una volta in giardino e il re getto al vento le tre piume dicendo:
- Seguitele. Io lascerò la corona a quello di voi tre che mi porterà l'anello più bello.
Le piume dei due fratelli maggiori volarono, una verso oriente, l'altra verso occidente e quella di Sempliciotto si posò sull'erba, come la prima volta.
- Non troverà gioielli in terra ! - risero i due giovani. - Nessuna paura, dunque. Basterà un anello di ottone per vincere la gara.
Si allontanarono appena, acquistarono per pochi soldi un anello di similoro e tornarono indietro.
Sempliciotto sollevò la botola e scese la scaletta. Giunto davanti alla regina delle rane, la salutò rispettosamente e raccontò i casi suoi, come la prima volta.La rana cantò la solita canzoncina e la ranocchia sparì per ritornare poco dopo con una scatola d'oro. Da quella la regina tolse un anello di brillanti che sfavillava come una stella.
Felice, il giovane risali, e presentato l'anello a suo padre, vinse facilmente la prova, mentre i due fratelli stringevano i pugni per la collera.
- La corona spetta a Sempliciotto - proclamò ancora il re.
E ancora i fratelli protestarono: - Ripetiamo la prova.
- Va bene - disse il re. - Salirà al trono colui che mi porterà la sposa più bella.
Furono lanciate le piume, e per la terza volta quella di Sempliciotto si posò sull'erba.
I due fratelli si allontanarono ridendo, chiesero in moglie le prime contadinotte che incontrarono e tornarono indietro.
Sempliciotto scese la scaletta sotterranea, ma era molto scoraggiato. Pensava che questa volta la regina delle rane quasi certamente non avrebbe potuto aiutarlo.
Ma la regina non si sgomentò udendo la domanda: dalla scatola d'oro tolse una carota fatta come una carrozzina e strascinata da sei topini; prese la ranocchietta damigella e la mise nella carrozza. Poi agitò lo scettro: subito la carrozza divenne un cocchio d'oro, i topini si trasformarono in sei magnifici cavalli bianchi e la ranocchietta diventò la più bella fanciulla che si potesse immaginare.
Quando arrivarono a palazzo e il re vide la fanciulla esclamò :
- Il trono spetta a Sempliciotto.
I due fratelli allora tentarono un ultimo espediente. Appesero al soffitto un cerchio e dissero:
- Sarà regina la fanciulla che riuscirà a saltarlo.
Ma la sposa di Sempliciotto, che era stata una ranocchia, balzò attraverso il cerchio come se volasse, mentre le altre due spose caddero a terra come sacchi di patate.
Sempliciotto divenne re e regnò saggiamente per tutta la vita.

una fiaba di Jakob e Wilhelm Grimm





Titolo: Re: Fiabe italiane e fiabe estere
Inserito da: lia - 08 Febbraio 2007, 07:34:10
 :fiori:   Ciao, Anastasia.    Sì, quella fiaba io l'avevo letta proprio 2 gg. fa.          Non è neanche male!
Ciao !            Alla prossima.            :)


Titolo: Re: Fiabe italiane e fiabe estere
Inserito da: nephilem - 16 Febbraio 2007, 20:44:07
Questa fiaba me la raccontavano da bambino, ed io a sua volta l'ho raccontata a molti altri bambini...

(http://www.servizisociali.ra.it/upload/binary/_articoli/pollicino.jpg)
POLLICINO
di
Jakob e Wilhelm Grimm


(http://www.pinu.it/soldi4.gif)



Moltissimo tempo fa, quando si filava ancora la lana, nelle campagne vivevano due poveri contadini, marito e moglie. Sebbene fossero molto poveri, desideravano moltissimo d'avere un figlio.
- Pensa, moglie mia - sospirava l'uomo - come la casa sarebbe più allegra se ci tenesse compagnia vicino al fuoco un bel bambino!
- Ahimè! Marito mio - rispose la moglie fermando il suo arcolaio - anche io ne sarei molto felice.
Anche se fosse molto piccolo, guarda, non più grande del mio pollice, l'accoglierei con gioia.
Qualche mese dopo, con loro grande felicità, nacque un figlio.
Era ben fatto ed aveva una bella voce, ma di taglia piccolissima, non più grande dell'unghia di suo padre.
Il ragazzo non divenne mai grande.
Aveva un'intelligenza viva, era anche molto abile, riusciva in tutto quello che si attingeva a fare.
I suoi genitori, anche se in un primo tempo si erano preoccupati, si erano presto adattati alla sua piccola statura e lo avevano soprannominato con affetto Pollicino.
Vegliavano su questo piccolo uomo che avevano tanto desiderato, affinché non gli mancasse nulla.
Un giorno suo padre, mentre si apprestava a partire per abbattere alcuni alberi, sospirò:
- Se avessi almeno qualcuno che mi aiutasse a condurre la carretta!
- Papà! - gridò Pollicino - Lasciatemi guidare la carretta da solo. Vi raggiungerò nella radura e voi intanto guadagnerete tempo.
- Ma tu sei piccolo! - esclamò il padre sorridendo - Come potrai guidare il cavallo e prendere le redini?
- Ho un'idea - gridò il piccolo uomo - la mamma attaccherò il cavallo, poi mi isserà fino all'altezza della testa ed io scivolerò all'interno del suo orecchio. Il cavallo mi conosce bene e non avrà certamente paura, così io lo guiderò al luogo dove avrai tagliato la legna.
Il padre diede infine il suo consenso, la madre attaccò il cavallo.
Il ragazzo lo guidò come un vero carrettiere, fermandosi saggiamente agli incroci.
Quando fu in vista della radura incrociò due stranieri che chiacchieravano. Poiché udirono una voce essi si voltarono.
- Hoo! Hoo! Là! Là! Stiamo per arrivare mio bravo Zeffiro - gridò in quel momento Pollicino ben nascosto nel suo strano nascondiglio.
- Sangue di Bacco! Sto sognando! - disse uno dei due - una carretta che se ne va da sola: si sente la voce del guidatore e non si vede nessuno.
- Seguiamola, non c'è dubbio che si tratta di qualche stregoneria.
Il pesante veicolo si fermò di colpo davanti alla catasta di legna.
Davanti agli occhi dei due curiosi il contadino s'avvicinò al cavallo e gli tolse dall'orecchio il minuscolo omino che, tutto vispo, venne a sedersi su un fuscello di paglia a qualche metro dai due uomini.
Nel vedere questo personaggio in miniatura così audace e pieno di risorse, i due uomini ne rimasero colpiti.
Alla fine uno dei due s'avvicinò al contadino e gli disse:
- Brav'uomo, vendeteci vostro figlio. Gli faremo guadagnare una fortuna facendolo vedere nelle fiere dei grandi villaggi.
- Vendere il mio caro figlioletto? Non se ne parla nemmeno. - rispose indignato il contadino.
Ma Pollicino, approfittando della distrazione dei due compari, occupati a contare i loro scudi, gli sussurrò:
- Papà, accetta il denaro di questi due furfanti che vogliono sfruttarmi, io scapperò prestissimo, te lo prometto.
Il brav'uomo, con il cuore un po' grosso, lo vendette quindi per due bei scudi d'oro.
Rapidamente saltò sulla falda del vestito di uno dei due compari, s'arrampicò sulla sua spalla e infine s'installò sul bordo del suo cappello.
Camminarono così tutta la giornata e allorquando arrivarono al bordo di un campo appena mietuto, Pollicino all'improvviso gridò:
- Lasciatemi scendere a terra, vedo laggiù un coniglio selvatico preso al laccio, con il quale potremo fare un buon pranzo. Ve lo mostrerò.-
Allettato e senza alcun sospetto, l'uomo lo posò in terra.
Agile come un'anguilla, Pollicino si infilò nel buco di un topo campagnolo gridando:
- Buona sera signori e buon viaggio, ma senza di me.-
Furiosi i due uomini se ne partirono imprecando. Pollicino decise di attendere l'alba al riparo di un guscio vuoto di lumaca.
Dormiva profondamente quando un brusio di voci lo svegliò.
Due ladri si erano fermati a due passi da lui.
Uno di loro diceva:
- Come potremo rubare a questo ricco prete?
- Vi dirò io come fare - gridò molto forte Pollicino - portatemi con voi e io vi aiuterò. Abbassate gli occhi, sono qui vicino.
- Come, sei tu, piccolo diavoletto, che pretendi d'aiutarci? - dissero i due ladroni scoppiando a ridere.
- Io scivolo con facilità tra le sbarre della camera del prete - spiegò Pollicino - poi, una volta entrato, vi passo tutto quello che volete.
- Tu non sei uno stupido - disse uno dei due uomini collocandolo sulla sua spalla - che la fortuna ci assista, ma affrettiamoci perché si sta alzando la luna.
Arrivati al presbiterio, Pollicino vi entrò e si mise a gridare:
- Volete tutti i luigi d'oro e i lingotti d'argento?-
Stupiti i ladri lo supplicarono immediatamente di parlare a voce bassa, perché un tal chiasso rischiava di svegliare il prete.
Ma Pollicino fece orecchie da mercante ai consigli dei due banditi e gridò a gran voce:
- Decidetevi perdiana! I quadri e l'argenteria vi interessano o no?-
La cuoca che aveva il sonno leggero, udendo quel beccano, scese dal letto, accese la candela alle braci del focolare e si precipitò in direzione dell'ufficio.
Quando entrò nella stanza la trovò vuota.
I ladri, spaventati, erano fuggiti da sotto la finestra, mentre Pollicino, tutto tranquillo, si era rifugiato in una mangiatoia del granaio vicino.
La brava donna, rassicurata, tornò a dormire.
Al mattino, all'alba, la serva incaricata di dar da mangiare alle bestie s'impossessò di una bracciata di fieno per nutrire le mucche. Quella che aveva il vitellino ad allattare si gettò avidamente sulla mangiatoia e, hop! Pollicino, svegliatosi, fu precipitato fino in fondo allo stomaco nauseabondo del ruminante che ingurgitava grosse quantità di fieno.
- Basta fieno, basta erba! Soffoco! - gridò Pollicino.
Presa da gran spavento nel sentire la mucca parlare, la povera serva cadde riversa chiamando il prete al soccorso.
- Miio braavo papa..drone, la la.. nos...tra mu..mu...mmucca paarla que..que..sta mamaa..ttina! - balbettò la brava donna.
- Vediamo, figlia mia, voi sognate! - gridò stupito il prete alzando la sottana nella stalla tutta sporca.
Ma la voce risuonò di nuovo. Il prete si fece subito il segno della croce. - E' senza dubbio una manovra del diavolo.
Cosparse abbondantemente d'acqua santa la stalla, la mucca e la serva.
Dopodiché (non si è mai troppo prudenti) decise di far abbattere l'animale perché continuava ostinatamente a gridare.
Effettivamente Pollicino aveva paura di morire soffocato.
La povera mucca fu dunque sacrificata e il suo stomaco fu gettato in un mucchio di detriti. Pollicino soffrì molto ad uscire da quel ventre maleodorante. Finalmente respirò il suo primo sbuffo d'aria fresca, sennonché un lupo affamato inghiotti lo stomaco della mucca ed il suo contenuto.
Ecco di nuovo il nostro sfortunato piccolo uomo in un nuovo nascondiglio poco confortevole ed inoltre tutto buio.
Egli quindi mormorò:
- Caro lupo, nell'ultima casa del villaggio c'è una dispensa ben fornita. Quando arriva la notte entra dentro dal tubo di scarico, potrai così riempirti la pancia a sazietà.
- Questo lungo digiuno - borbottò tra se il lupo - mi dà allucinazioni, infatti sento alcune voci... bah! Il consiglio non è poi così cattivo, seguiamolo.
Lo seguì così bene che quando volle andarsene il suo ventre troppo pieno gli impedì di passare attraverso il tubo.
Era rimasto in trappola.
Pollicino si mise subito a gridare, mettendo in subbuglio la casa:
- Caro papà, ammazzate questo lupo che mi tiene prigioniero nella sua pancia!-
Così avvenne e Pollicino ritrovò i suoi genitori felici di rivederlo.


Titolo: Re: Fiabe italiane e fiabe estere
Inserito da: lia - 17 Febbraio 2007, 06:46:22
Si, bella, nè, la fiaba di POLLICINO ?          :)     

Anche se io ricordo un'altra versione...       Già nella mia raccolta a casa di fiabe dei Grimm la storia è un po' diversa da questa.     
Ma io ricordavo un Pollicino che aveva tanti fratelli e che, dopo il loro abbandono causa mancanza di mezzi di sostentamento, si ritrovano da qualche parte a casa di un gigante, dove Pollicino poi, indossando gli stivali enormi del gigante va a cercare la salvezza per tutti. Chissà dove si trova tale versione. 
Io sono proprio cresciuta con la cultura delle fiabe dei Grimm e di Perrault:    più che mio padre, che ci riuniva tutti su un gran lettone e che INVENTAVA le storielle più strane, le fiabe le ho apprese durante gli anni della scuola materna ed elementare.

Questa favola (cioé quella che mi ricordavo io)  mi fa venire in mente UNA fiaba ITALIANA, citata da Italo Calvino.     Non ne ricordo più il titolo, ma anche lì c'era uno specie di omaccione (forse chiamato l'ORCO..? Oppure il Grifone?) che scovava i ragazzini in casa, perché sentiva  'odor di cristianucci'.           Esclamava: "Ucci, ucci, sento odor di cristianucci!"

Qualcuno di sicuro se ne ricorderà, credo.

Anche in siciliano 'cristiani' sta semplicemente per 'uomini'.   


Titolo: Re: Fiabe italiane e fiabe estere
Inserito da: Zio d'America - 17 Febbraio 2007, 11:44:56
Qualcuno mi vuole spiegare perchè nella versione di Cappuccetto Rosso scritta da Perrault, la protagonista e la nonnina muoiono mangiate dal lupo cattivo?


Titolo: Re: Fiabe italiane e fiabe estere
Inserito da: lia - 17 Febbraio 2007, 17:31:13
A Sgamo 56:

francamente io mi ricordavo la versione, dove il cacciatore uccide il lupo, dopodiché estrae, dalla sua pancia, Cappuccetto Rosso e... anche la nonna.
Vedrò se posso aiutarti.
Devo controllare, ma non è detto che sappia risponderti.        :boh:


Titolo: Re: Fiabe italiane e fiabe estere
Inserito da: lia - 17 Febbraio 2007, 17:55:48
A SGAMO56:

Ho appeno rivisto la versione di questa fiaba nella raccolta dei fratelli GRIMM e lì, infatti, è il cacciatore che libera Cappuccetto Rosso e la nonna dalla pancia del lupo.

Esitono, cmq, tante versioni diverse delle varie fiabe. Non so se è avvenuto perché prima, come tradizione orale, i fatti venivano alterati nei racconti o se, magari, era per altri motivi.

Ho qui a casa pure una versione scolastica 'Racconti di mamma Oca' di Charles Perrault e, infatti, lì Cappuccetto Rosso finisce semplicemente mangiata dal lupo e basta.           Credo che vuole essere qui una fiaba più 'moralistica', perché il capitolo finisce proprio con la seguente

MORALE   
La novella dimostra chiaramente :
Che i fanciulli - e in ispecie le bambine,
Belle, vispe e carine -
Hanno torto a dar retta a ogni sorta di gente.
Così accade tuttora
Che il Lupo tante e tante ne divora!....
State attente, ragazze...
Ci son dei lupi di tutte le razze!...
Ne conosco di quelli sì discreti,
Docili, compiacenti, mansueti.
Che senza esprimer nulla;
Sperando di farla persuasa ;
Dando la caccia a una bella fanciulla.
In piazza, alla finestra, in chiesa, in casa,
E perfin nella camera da letto...
In lor non si riscontra alcun difetto;
Garbati in vista, onesti e graziosi...
Son quelli i lupi più pericolosi!...


Titolo: Re: Fiabe italiane e fiabe estere
Inserito da: Zio d'America - 17 Febbraio 2007, 21:23:01
Grazie  ;)