Tra qualche giorno Villarosa festeggerà la Madonna della Catena ma qual è la storia di questa tradizione?
Abbiamo provato a farne una ricostruzione storica.
Villarosa ha, tra le sue tradizioni religiose più sentite e partecipate, quella in onore della Madonna della Catena. Ogni anno l’8 settembre i devoti, le consorelle e i villarosani abbracciano e circondano la Madonna in un’atmosfera densa di preghiera e amore.
Il culto mariano rivolto alla Madre della Catena è più antico della sua ricorrenza. La festa celebrata ogni anno presso il santuario sito all’ingresso del paese è fondamentalmente recente. L’origine della devozione, per Maria Madre di Dio in quel luogo si perde prima della nascita del paese.
Osservando una cartina della Sicilia è facile notare come la statale in quel punto, quasi un’altura, domini a destra la valle del Morello ed a sinistra lasci campo libero verso il fiume salso. Quel luogo era uno dei punti di confine tra Val di noto e Val d’Imera, che allora rappresentava la suddivisione geografica della Sicilia. A quel tempo Villarosa era quel borgo agricolo dedicato a San Giacomo, defilato rispetto alla Trazzera e quindi punto di sosta dei forestieri in transito. Su questa altura a un chilometro dal paese è stato più volte ipotizzato ci fosse una dogana, un passaggio obbligato, sin dal tardo medio evo dove si pagava dazio per il passaggio da una regione amministrativa all’altra.
In quel luogo oggi sorge una casetta in pietra a secco, probabilmente edificata o istituita ad opera degli spagnoli. Nel tempo, in una nicchia a fianco della porta, venne posizionata una piccola statua della Madonna che guardava alla strada e che serviva a rincuorare i viandanti per il lungo viaggio, ma anche a scoraggiare atti di brigantaggio molto diffusi a quel tempo in luoghi cosi isolati.
Da questa associazione tra luogo e culto mariano nascerebbe la denominazione Madonna della Catena. La catena era fisicamente il mezzo, il simbolo del transito e ne esisteva probabilmente una, ancorata su entrambi i lati della strada che pagato il dazio veniva abbassata. Questa catena doveva essere piuttosto pesante e alta in quanto doveva bloccare il passaggio dei cavalli. Per farsi un’idea bisogna pensare alla “mossa” del palio di Siena, dove una lunga corda ancorata ad un argano blocca la linea di partenza. Allo stesso modo la catena che delimitava la trazzera davanti alla dogana e alla statua veniva abbassata al passaggio dei viaggiatori. Questa è una spiegazione al perché della denominazione Madonna della Catena.
Ovviamente ci sono anche altre ipotesi ma questa ci sembra quella più affascinante.
Come detto il culto religioso e la devozione arrivano nel tempo. Il paese si sviluppa, la dogana abolita, ma la strada è ancora un punto di passaggio importante e la statua della Madonna rimane li nella nicchia della piccola casa, ancora oggi esistente. Di quella statuetta si sono perse le tracce. Per darvi un’idea secondo alcuni testimoni autorevoli, questa statua arrivata ai giorni nostri, non superava, i 40-60 cm.
Si iniziò, cosi a sviluppare un culto mariano spontaneo. Tutti gli emigranti passando da lì si segnavano e si affidavano a lei per il lungo viaggio. Inoltre i lavoratori delle campagne, la mattina al buio, passavano da lì e quest’icona li sosteneva nel lungo cammino e nelle disumane fatiche dei campi. Il culto nacque senza nessuna imposizione o consacrazione particolare e negli anni si sviluppò in maniera tale da affiancarsi per importanza alla festa del Santo Patrono. Gli emigranti la vedevano come la madre che li salutava prima di prendere il treno. E’ facile ancora oggi in questi giorni di novena incontrarne lungo la strada intenti a fare il viaggio. Forse non hanno più parenti in paese ma per lei tornano anche per un giorno solo.
La festa in onore della Madonna della Catena è recente rispetto a questa storia, ma nasce dall’affermazione di una devozione in festa religiosa riconosciuta. Tutto inizia nel dopoguerra e parte proprio da quel piccolo edificio che sorge accanto all’attuale santuario. Nacque un comitato spontaneo di devoti, questi, forse in ex voto per qualche grazia ricevuta, si impegnarono nel mantenimento di questo culto e nella sua affermazione. Il pellegrinaggio venne affiancato negli anni dalla celebrazione eucaristica, quindi dalla processione che si concludeva a ridosso della casetta dell’Anas. Da notare che la statuetta della Madonna veniva portata in processione sul tetto di un’autovettura. Alla sera quindi tutto si concludeva in una grande festa illuminata dai bivacchi.
Il richiamo di persone di anno in anno fu talmente importante che la tradizionale fiera del bestiame di San Giacomo venne completamente soppiantata da quella svolta proprio in concomitanza dell’8 settembre, festa della Madonna della Catena. Il luogo si prestava meglio e la gente era più libera dal lavoro per dedicarsi al commercio degli animali.
La festa dell’8 settembre richiamava persone, villarosani e tanta preghiera, ma furono molti i problemi per i proprietari dei terreni attorno. I devoti, i forestieri, gli animali sostavano e mangiavano in quei terreni privati senza che nessuno potesse far nulla per impedirlo sino a quando non venne eretta la chiesa. Questi bivacchi erano meta alla della fine festa, il 9 settembre, di bambini alla ricerca di oggetti smarriti, per lo più monete o attrezzi lasciati dai pellegrini e dagli avventori.
Quando la festa venne istituita non esisteva lo spazio del santuario e le celebrazioni si svolgevano all’aperto, attorno all’altura dove veniva posta su un piedistallo la statuetta della Madonna. Oggi le celebrazioni religiose si svolgono all’interno del santuario eretto negli anni ‘60 su un terreno privato che i devoti vollero a tal punto che nel 1973 intervenne il Vescovo. La curia riscattò il terreno dove era sorta la chiesa dai proprietari per 850.000 lire e la diede al culto dei villarosani per sempre senza nessun vincolo. Arrivò il santuario e venne acquistata una nuova statua che sostituì la piccola statuetta della Madonna che venne spostata definitivamente dalla nicchia nella chiesa.
La devozione del paese è tale, ad esempio, che da Villapriolo si parte a piedi di notte per arrivare al mattino dell’8 in santuario per la prima processione. Inoltre i primi tempi, ma anche in epoca recente sono stati gli scout a garantire il supporto logistico alla festa. Negli anni ‘70 i ragazzi di Baden Powell montavano un campo vero e proprio al servizio dei pellegrini. La grande folla che partecipa alla processione e la grande presenza e partecipazione alla novena sono testimoni di grande devozione, una devozione che si perde nei secoli e ancora oggi ci fa dire,
EVVIVA MARIA
Sergio Distefano© per Villarosani.it