Signori, questo è uno dei romanzi più belli mai scritti nella storia della letteratura. E' il Conte di Montecristo.
Credo che non abbia bisogno di presentazioni. Basta pronunciare questo nome, già di per sé fascinoso, per richiamare una serie di emozioni in chi l'ha già letto in passato. Per chi, invece, non ha ancora avuto il piacere di avere tra le mani una copia di questo capolavoro del francese Alexandre Dumas padre (1802 - 1870), riporto la trama del romanzo.
Protagonista è il giovane ufficiale di marina Edmondo Dantès, cha lavora per l'armatore marsigliese Morrel. Il libro comincia con l'arrivo al porto della sua nave, il Pharaon, il 24 febbraio 1815, cioè poco prima del ritorno di Napoleone al trono per i Cento Giorni. A scendere per primo dalla nave non è tuttavia il capitano, ma Edmondo. Infatti il capitano era morto durante il viaggio e aveva affidato il comando al giovane, che viene così confermato capitano da Morrel. Inoltre Dantès sta per sposare la bella catalana Mercedes...in pratica sta per realizzare tutti i suoi sogni.
Ma l'invidia, si sa, è sempre pronta ad agire. Danglars, contabile della nave, è furibondo per la promozione di Dantés. Fernando Mondego è invece innamorato della sua futura sposa...
Con il pretesto di una misteriosa sosta che la nave avrebbe compiuto all'Isola d'Elba, i due riescono a far accusare ingiustamente Edmondo di tramare per il ritorno al potere di Napoleone, che in quel periodo si trovava sull'isola.
Grazie anche a un magistrato particolarmente ambizioso, Villefort, il giovane viene arrestato il giorno del suo matrimonio, e imprigionato nel Castello d'If.
Dantès resterà in prigione per quattordici lunghi anni, durante i quali conoscerà, per caso, l'abate Faria, un vecchio prigioniero che da anni tenta senza successo l'evasione. Faria, in punto di morte, rivela a Edmondo il nascondiglio di un tesoro situato sull'isola di Montecristo. Quando l'abate spira, Edmondo si sostituisce al suo cadavere, chiuso in un sacco, e viene gettato in mare al suo posto.
Salvatosi miracolosamente, raggiunge l'isolotto italiano, scopre il tesoro, e in seguito si presenta a parigi, ricchissimo e potente, sotto il nome di Conte di Montecristo.
Da qui in avanti sarà vendetta contro chi ha voluto la sua prigionia.
La prima cosa che balza all'occhio è l'imponenza dell'opera: circa 1100 pagine. Data la complessità della storia, e soprattutto la presenza di numerosi colpi di scena, è molto probabile che riusciate a leggere il libro in una settimana, magari dedicando pomeriggi interi alla lettura. E' incredibilmente avvincente, inoltre è facile affezionarsi a un personaggio come Edmondo.
Ma non solo. E' una grande analisi psicologica sul concetto di vendetta, sull'astuzia umana, sulle impulsività. Per quanto riguarda i personaggi negativi, è come passare una collezione delle devianze umane più disparate. A partire dall'invidia, una delle peggiori malignità dell'animo.
Va detto che il Conte di Montecristo non ha nulla da invidiare ai migliori romanzi gialli della letteratura. Come in un thriller, le macchinazioni sono estremamente complesse ma razionali. Quando viene rivelata una coincidenza, è facile immaginarsi un "incredibile" o ancora un "questo non l'avevo previsto". La fantasia di Dumas ha permesso di creare una serie di mini-vicende che, intrecciate, danno luogo a una trama estremamente complessa. La macchina della vendetta di Montecristo è un meccanismo astuto, è l'esaltazione della razionalità e dell'intelletto umano.
Ovviamente non mancano nel romanzo spunti di critica all'individuo stesso (come già detto in precedenza), alla società; sono ricchi anche gli spunti filosofici e sono presenti anche ottimi tentativi di psicanalisi, nonché una scelta di aforismi alla Oscar Wilde.
Concludendo, consiglio fortemente il Conte di Montecristo a chiunque, indifferentemente. E' un libro indispensabile per i suoi contenuti, attualissimi. E' una storia che non invecchia mai, uno spaccato della realtà umana che talvolta fa paura, soprattutto quando accostiamo persone da noi realmente conosciute con i soggetti devianti del libro.
"I cattivi non muoiono così facilmente; pare che Dio li renda sotto la sua protezione per farli strumento della sua vendetta."
recensione tratta da:
www.ciao.it/Il_conte_di_Montecristo_Dumas_A__Opinione_569919 Nephilem