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Autore Discussione: "ordine alle 100 mani"  (Letto 4379 volte)
saby


Gruppo: Moderatore Decameron
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Posizione: Bivio Kamut
Stato: Scollegato Scollegato

Messaggi: 334


« inserita:: 23 Febbraio 2010, 22:41:07 »

Luogo: Villarosa e Milano.

Protagonisti: due  bambini di modeste origini che si fanno una promessa d'amore, la statua di San Giacomo (parlante solo ai carusi), la statua del Poeta (parlante solo ai carusi), un cantastorie che sa troppe storie..., il pazzo del paese (che pazzo, pazzo non è, ma anche lui può parlare col santo e col poeta), i villarosani, u parrinu, un amministratore delegato senza scrupoli.

Trama: il cantastorie crea la cornice, il protagonista  parte per fare fortuna (vuol diventare un giornalista),  lei  l'aspetta e diventa nel frattempo maestra. ..Quando lui torna scopre che una multinazionale vuole impossessarsi di un terreno ai confini di Villarosa per realizzare una centrale nucleare entro breve tempo,  in verità il terreno è della maestra ma lei non lo sa ancora di averlo ereditato, infatti la statua di De Simone rivela ch esiste un testamento di...   
A suo tempo,San Giacomo salvò la vita ai due bambini...

Periodo: anni '50 e oggi.

Titolo: Il segreto di Villarosa.

-Vinz-
L'eco dei miei passi ritma il mio cammino...

-Saby-
...sento il bisogno di vagare per quel casolare sperduto, dall'aspetto tetro, inquientante, ma che mi porta alla mente strane sensazioni, vaghi ricordi...

-Chianu di giugnu-
"Mattè!... Mattè!...."
La voce di Michele lo riportò bruscamente al presente. Matteo era giunto alla piccola stazione di Villarosa, situata fuori paese, col treno proveniente da Milano. Ancora ben tenuta, 'a staziuni sembra un luogo vagamente metafisico, come un quadro di De Chirico, in cui non c'è un'anima e il tempo sembra essersi fermato. Il frinire delle cicale faceva da sottofondo alla canicola di fine luglio. Nel cielo azzurro non c'era nè una nuvola, nè un uccello. Era quasi mezzogiorno quando il treno si fermò sul primo binario. Matteo aprì il portellone del vagone ed esitò un attimo prima di scendere poichè la luce che lo investì gli fece socchiudere gli occhi naturalmente, abituati  fino a quel momento alla penombra dello scompartimento. Con pigrizia felina discese dal treno e una folata di scirocco lo avvolse come l'abbraccio di un amico ritrovato. Inspirò. L'odore di rosmarino e citronella poco lontani gli diedero il benvenuto. Era a casa. Ad attenderlo c'era Michele, il fratello di Rosetta.
"Mattè, ma quannu t'addicidi a pigghiari l'aeriu? " - "Perchè me lo chiedi? Lo sai che a me piace stare coi piedi per terra!" Si stringono la mano calorosamente.

-Saby-
Ci dirigemmo verso quello che ormai non era più “u me paiseddru ”…lunghi anni di assenza da Villarosa trascorsi a cercar fortuna lontano, mi portarono ad essere un “foristiri”, malgrado io non avessi mai varcato i confini della mia Patria…malgrado il mio cuore fosse rimasto nel luogo ove promisi alla mia amata che sarei ritornato…
Lungo la strada scorsi  quel piccolo corso d’acqua, che un tempo era un fiume, piu’ su la mia diga, dove da giovane passavo interi pomeriggio a fissare lo specchio d’acqua in attesa che un pesce abboccasse all’amo…Sulla sinistra delle rovine di una vecchia casa di contadini…ho un vago ricordo di racconti alquanto funesti su quella casa!
Giunti al Santuario della Madonna della Catena, la mia mano destra, quasi furtiva, si portò alla fronte subito dopo al petto alle spalle e sulle labbra. Fu una sensazione strana, mi vergognai quasi di quel gesto. Come se per troppo tempo non mi fosse piu’ appartenuto…
Vidi un leggero sorriso sul volto di Michele, ho avuto la netta sensazione che avesse capito il mio imbarazzo.

-Saby-
Arrivammo a casa di Michele dove gli odori delle prelibatezze che aveva preparato Lucia, la moglie di Michele, mi avvolsero!”  Ero proprio a casa!

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Saby
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